“Mancando ad oggi un capo d’imputazione” ha commentato “presumo che la questione verta sulla società Teramo Lavoro. In questo caso, significa che è stata avviata la corretta procedura che consentirà di fare definitiva chiarezza nelle sedi competenti sulle vicende riguardanti la società in house della Provincia. Sarà l’occasione per dirimere l’intreccio di interpretazioni divergenti, denunce di varia natura e palesi strumentalizzazioni politiche. Conoscendo il mio onesto e responsabile operato e altrettanto consapevole che la Magistratura sta doverosamente svolgendo il suo compito, sono sollevato di poter affrontare ufficialmente questa vicenda, considerando che in questi mesi ho mantenuto un rispettoso riserbo per non influire sugli avvenimenti in corso”.
L’indagine è affidata al pm Stefano Giovagnoni che indagherebbe sui fondi sociali europei assegnati e sulle assunzioni della Teramo Lavoro. Tra gli indagati c’è anche Venanzio Cretarola, amministratore della Teramo lavoro Srl, che al pari del presidente Catarra ha ricevuto la comunicazione di avvio delle indagini. “ Ho ricevuto la comunicazione” scrive Cretarola, “ ma continuo ad ignorare di cosa sarei accusato. Già da diverso tempo avevo chiesto formalmente di saperlo ed eventualmente di essere ascoltato, anche alla luce di una perdurante campagna diffamatoria portata avanti nei miei confronti per motivi di pura strumentalizzazione politica che mi sono del tutto estranei. Apprendo quindi con soddisfazione la notizia che non può che accelerare il processo di chiarificazione del cui esito sono certo, avendo sempre garantito la massima correttezza ed onestà in ogni mio comportamento. Non ho mai finora risposto alle calunnie per il senso di profondo rispetto per l’azione della magistratura, confidando pazientemente nella attenta valutazione della verità a fronte di accuse (lette finora solo sulla stampa) prive di fondamento. Il mio comportamento non sia scambiato per passività o, peggio, per ammissione di alcunché. Continuo ad essere convinto, nonostante sia molto difficile, che i “processi”, qualora ve ne sia motivo, debbano essere svolti nelle sedi deputate e non sugli organi di comunicazione”.