Il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro rompe il silenzio e interviene sul caso Be Estro, il locale di piazza Fosse Ardeatine nei confronti del quale si è proceduto in mattinata con la rimozione del dehors per mancanza di autorizzazioni e occupazione abusivo di suolo pubblico.
Dopo la protesta della titolare, Natascia Di Ferdinando, e del marito Massimo Zarroli che hanno ricordato inoltre come il locale dia lavoro a 7 famiglie, il primo cittadino ha cercato di fare chiarezza sulla vicenda.
“In primo luogo, disponibilità al dialogo da parte dell’amministrazione comunale c’è stata eccome”, dice Mastromauro, “Nel mese di marzo il Sindaco convocò personalmente, nel suo studio in municipio, un incontro, richiesto dai titolari di Be Estro, che avevano intenzione di realizzare un dehors e chiedevano indicazioni tecniche su come fare. Il problema infatti era che il precedente gestore dell’attività, sotto l’insegna “I Caraibi”, dopo aver riconsegnato i locali al proprietario, aveva riconsegnato agli uffici comunali l’autorizzazione per il dehors. Quindi, chi aveva intenzione di allocare una “nuova struttura”, doveva attivare una “nuova procedura” rispettosa del regolamento vigente”.
All’incontro, durato più di un’ora, erano presenti Roberto Iustini, Comandante della polizia municipale, e l’ingegner Flaviano Core, funzionario responsabile del settore. In quella riunione, secondo Mastromauro, si trovò una soluzione sostenibile e rispettosa delle leggi e dei regolamenti vigenti e indicata la “procedura” da attivare per poter realizzare una “struttura temporanea da utilizzare per un periodo di 120 giorni”.
Un periodo temporale che non necessita di nulla osta e pareri regionali, ma che può essere rilasciato direttamente dagli uffici comunali.
Quindi, all’esito dell’incontro, i titolari dell’attività si dichiararono soddisfatti della soluzione individuata. Per l’occasione avrebbero presentato una istanza in tal senso agli uffici comunali e all’esito del rilascio dell’autorizzazione della relativa occupazione del suolo pubblico, avrebbero potuto iniziare il montaggio della struttura.
“Invece, mi riferiscono gli uffici”, aggiunge il sindaco, “dopo appena tre giorni, senza aver ottenuto l’autorizzazione dagli uffici comunali, iniziarono il montaggio della struttura. Qualcuno segnalò la cosa e funzionari dell’ufficio unitamente ad agenti della polizia municipale si recarono sul posto, come sono tenuti a fare, e verificarono l’abuso commesso, irrogando la sanzione e attivando la procedura prevista dalla normativa per la rimozione del manufatto privo di autorizzazioni. A quel punto il livello politico, sindaco in primis, non poteva fare più nulla, “aveva le mani legate” e quello dirigenziale doveva applicare la legge. Gli imprenditori potevano solo rivolgersi alla magistratura amministrativa”.
Mastromauro analizza quindi sotto alcuni aspetti l’intera vicenda, racchiudendola in tre punti.
“1) Non è vero che non c’è stato dialogo”, conclude, “ma al contrario il sindaco in prima persona si è attivato per trovare e indicare, insieme ai funzionari responsabili del procedimento, le soluzioni, sostenibili e rispettose della normativa, che consentissero agli imprenditori di collocare la struttura. 2) Sono gli imprenditori che, dopo avere apprezzato la disponibilità del sindaco, del funzionario e del comandante della polizia municipale, non hanno seguito l’iter, collocando la struttura senza attendere l’autorizzazione. 3) L’iter successivo è un atto dovuto al quale, purtroppo, gli uffici non potevano sottrarsi, perché dinanzi alla violazione della legge i dirigenti e tecnici comunali sono obbligati a ripristinare la legalità. Anzi, vi è da dire che gli uffici hanno derogato al termine del 19 aprile, previsto per la rimozione, differendolo di 1 mese. E allora, perché non si dice la verità? Perché si cerca di scaricare su altre persone proprie responsabilità, diffamando e gettando fango su chi non ha fatto nulla per danneggiarti, ma al contrario ha cercato di aiutarti?”