Teramo. Il crac Di Pietro investe lo studio di Carmine Tancredi, socio del Governatore Gianni Chiodi. Negli interrogatori di Maurizio Di Pietro e Guido Curti, dei giorni scorsi, sarebbero emerse pesanti accuse nei confronti del socio di Chiodi.
La notizia è stata riportata nell’edizione odierna di Repubblica, scatenando la polemica politica. IdVe Pd chiedono chiarezza al presidente della Regione Abruzzo. “Non bastano più le minacce di querele; non servono più le omissioni, le mezze verità o l’alibi di non essere indagati. Ora Chiodi deve raccontare agli abruzzesi quali traffici si organizzano nel suo studio mentre lui dalla Regione li massacra di tasse; quali fondi neri e di quale provenienza transitano sui conti esteri dei suoi clienti, sembrerebbe addirittura a loro insaputa”. E’ quanto dichiara Carlo Costantini, capogruppo IdV in Consiglio regionale, sugli ulteriori elementi emersi nel caso “crac Di Pietro”.
“Lo aveva già detto – continua Costantini – il legale degli arrestati nel crac Di Pietro in una intervista televisiva: sono persone semplici non in grado di organizzare meccanismi così complessi. E ciò nonostante i difensori di Chiodi, a partire dal suo portavoce, avevano sdegnosamente replicato che la sola firma di un procuratore speciale per l’esclusiva costituzione di una società, per quanto avente sede a Cipro, non volesse dire nulla. Ora invece, ove fossero confermate le circostanze appena rivelate dal quotidiano La Repubblica risulterebbe chiaro, oltre al fatto che continuano a raccontare un mare di balle agli abruzzesi, anche che il ruolo nel crac sarebbe da protagonisti assoluti e non da comparse. Protagonisti di operazioni, a prescindere dai possibili rilievi penali, del tutto incompatibili con il ruolo di Presidente della regione. Dunque Chiodi, a questo punto o deve rispondere e chiarire o deve dimettersi”.
Dagli interrogati dei due bancarottieri teramani “emerge una responsabilità diretta dello studio Tancredi-Chiodi nella vicenda del crac Di Pietro, con il ritrovamento persino di fondi neri da parte della Guardia di Finanza. Si tratta di notizie che devono trovare conferma nel corso delle indagini, che la magistratura e le forze dell’ordine hanno il diritto e il dovere di condurre serenamente: ma vista la loro gravità Chiodi non può più rinviare il chiarimento che deve agli abruzzesi sul suo ruolo e su quello dello studio di cui è socio”. Lo afferma il segretario regionale del Pd abruzzese Silvio Paolucci, che aggiunge: “gli abruzzesi hanno capito che Chiodi è allergico alla trasparenza ma il quadro è cambiato e i contorni inquietanti di questa vicenda gli impongono di non nascondersi più dietro il silenzio”.