Crisi della pesca, le proposte di Federpesca e Cisl

06032012104Giulianova. Un incontro per fare il punto della situazione sulla situazione di crisi che investe il comparto della pesca in Abruzzo. E’ stato questo il tema al centro del confronto tra il coordinatore di Federpesca Abruzzo, Walter Squeo, e Alessandro Collevecchio, della Fai-Cisl.

 

Il settore pesca in Abruzzo, come d’altronde nel resto d’Italia o meglio nell’intera Europa Comunitaria bagnata dai mari, sta attraversando una crisi che con il passare del tempo diventa irreversibile per vari fattori che spesso sfuggono ad una politica troppo autoreferenziale e molto poca comunitaria. In Abruzzo gli addetti alla pesca sono rimasti in 1614 unità e meno di 300 natanti censiti; ormai resiste solo lo zoccolo duro del settore ma, Federpesca che rappresenta gli armatori e la Fai-Cisl che rappresenta i dipendenti, sono convinti che il settore con alcuni accorgimenti potrebbe avere ancora un futuro e garantire tutto quello che negli anni passati il settore ha rappresentato contribuendo alla crescita del Pil. I due rappresentanti concordano che, sia il caro gasolio che sta mettendo in ginocchio l’intero settore, perché spesso il pescato non copre le spese del gasolio sia la concorrenza spesso sleale di chi sta di fronte o vicino alle nostre coste, Albania, Croazia, Montenegro, Marocco, Tunisia. Paesi che non hanno le nostre legislazioni e quindi non rispettano né fermi né tagli del pescato né tantomeno un salario decente per i propri dipendenti, innescando una concorrenza sleale verso la marineria facendo abbassare i prezzi al di sotto dei costi vivi e spesso danneggiando il giusto ripopolamento delle specie, sono problemi non più rinviabili ma, da affrontare e risolvere con l’autorevolezza della politica del fare e non dall’ apparire. Altro punto, dove le due Federazioni concordano, è l’accorciamento della filiera e la creazione di un consorzio a doc per la vendita diretta del pescato, perche troppo spesso succede quello che avviene in agricoltura,dove molti prodotti pagati all’agricoltore pochissimi centesimi al kg, dal cosiddetto grossista, poi vengono acquistati al banco dai consumatori a prezzi ovviamente maggiori, con rincari che possono arrivare fino al 300/400 per cento. Infatti spesso succede che, casse intere di pescato vengono pagate ai pescatori 2-3euro. “ Rivolgiamo un’ appello alla politica”, si legge in una nota congiunta, “ affinché agisca con tempestività prima che sia troppo tardi. Il settore negli ultimi mesi ha fatto ricorso alla cassa integrazione in deroga per la pesca, la stessa ha dato un po’ di respiro ai lavoratori ormai stremati dalla forte crisi che il settore sta attraversando,ma l’impegno comune per il futuro dovrà essere quello di trasformare la cassa integrazione in deroga che, finirà con l’esaurirsi delle risorse, in cassa integrazione ordinaria che, come tutti gli altri settori usufruiscono ormai da moltissimi anni. Quello che alcune marinerie stanno sperimentando, adibire la barca nei periodi estivi e nei fermi biologici per escursioni turistiche con pesca e pranzo a bordo, facendo vivere ai turisti momenti di vita di un pescatore, per Federpesca e Fai appare un modo per diversificare l’attività della categoria e incrementare il reddito dell’intera categoria, anche perche questo nuova attività sta suscitando un’enorme interesse dei turisti stranieri”.

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