Teramo. Traffico illecito di rifiuti. L’accusa arriva dalla Procura de L’Aquila e colpisce a raffica nomi eccellenti della politica teramana, oltre a Guglielmo Lancasteri, amministratore della Attiva.
Da Valter Catarra, presidente della Provincia, a Francesco Mastromauro, sindaco di Giulianova, da Mario De Sanctis, sindaco di Morro D’Oro a Orazio di Marcello (Mosciano S.Angelo), da Franco Di Bonaventura (ex sindaco di Roseto) a Domenico Di Sabatino (ex di Bellante), fino all’amministratore della Deco Spa, Roberto Pasqualini, all’amministratore dell’Aciam Alberto Torelli, agli imprenditori Roberto Ridolfi, Antonio Valerio, Giuseppe Mantini, Salvatore Buzzi, all’amministratore della Ecoemme Franco Manciotti, al presidente di Ambiente Spa Massimo Sfamurri ed all’amministratore della Deco Paolo Tracanna.
Secondo l’ipotesi del Pubblico Ministero, sarebbero stati ceduti rifiuti solidi urbani alla Deco Spa, la quale a sua volta li trasportava e smaltiva in discarica, saltando la filiera del recupero e trattamento per la quale la stessa aveva ottenuto autorizzazione.
Il commento della Deco Spa.”La Deco Spa, con riferimento alle notizie apparse sulla stampa in merito alle indagini che vedono coinvolta l’azienda, intende precisare alcune questioni a cominciare dalle reali attività svolte. In primo luogo, avendo avviato da circa 2 anni l’esercizio dell’impianto di trattamento di contrada Casoni di Chieti, sarebbe contro i propri interessi smaltire direttamente in discarica i rifiuti “tal quali”. Del resto, le volumetrie occupate nelle discariche di riferimento sono periodicamente verificate e certificate dagli organi di controllo preposti. Ne consegue che lo smaltimento irregolarmente sarebbe facilmente rintracciabile ed evidenziato dal rapido e ampiamente anticipato esaurimento delle stesse discariche. In secondo luogo, i rigidi sistemi di controllo INTERNI ed ESTERNI e le rigorose procedure di gestione dei rifiuti nel percorso di tracciabilità degli stessi non consentono, anzi escludono, qualsiasi possibilità per l’azienda di avviare procedure illecite di smaltimento. Quanto sopra è dimostrabile attraverso la documentazione che la Deco Spa ha fornito nei giorni scorsi agli inquirenti con “fattiva collaborazione”, da loro stessi riconosciuta. Inoltre, l’applicazione del D. Lgs 231/2001 impone ulteriori procedimenti di controllo svolti da organismi di vigilanza istituiti appositamente per prevenire reati in ambito ambientale. Tutto ciò è rafforzato dalla certificazione EMAS recentemente ottenuta dalla Deco Spa. Non si nasconde pertanto lo stupore nell’apprendere le ipotesi di reato sulle quali gli inquirenti stanno indagando e, al tempo stesso, si comprende lo stupore degli altri soggetti privati e istituzionali coinvolti nella vicenda. “Vogliamo tranquillizzare tutti i dipendenti che quotidianamente operano per questa azienda che, nonostante l’attuale periodo di crisi internazionale, ha ulteriormente sviluppato le proprie attività, incrementando, conseguentemente, i livelli occupazionali sia in Italia che nelle società estere del gruppo Deco”, sostengono i vertici dell’azienda.
“Proprio per tutelare tutte le famiglie dei nostri dipendenti confidiamo in una rapida definizione delle questioni da parte degli inquirenti che possa condurre alla verità e alla conseguente archiviazione del caso”.
La reazione di Francesco Mastromauro. “Non mi è stato ancora notificato nulla, e quindi apprendo dell’avviso di garanzia dagli organi di informazione. Si tratta comunque di un atto dovuto e la Magistratura, ne sono assolutamente convinto, farà piena luce sulla questione. In ogni caso sono assolutamente sereno perché il sottoscritto, come i colleghi sindaci del CIRSU che come me sono stati inseriti tra i destinatari degli avvisi di garanzia, ha agito solo ed esclusivamente per tutelare la salute pubblica. E poiché ritengo di aver operato correttamente, sono fin da ora a disposizione dell’autorità giudiziaria per qualsiasi informazione o chiarimento utile all’indagine in corso. L’ipotesi del Pubblico Ministero è quella secondo cui sarebbero stati ceduti rifiuti solidi urbani alla Deco Spa la quale, a sua volta, li avrebbe trasportati e smaltiti in discarica saltando la filiera del recupero e trattamento per la quale la stessa aveva ottenuto autorizzazione. Tutto pare avere origine dai disservizi nella raccolta dei rifiuti del marzo 2011, che prospettavano il rischio concreto di una vera emergenza ambientale. Da ciò la missiva 11 marzo inviata a tutti sindaci da parte del presidente del CIRSU nella quale venivamo invitati, al fine di non interrompere il servizio di igiene urbana, a contattare direttamente gli impianti di smaltimento dove conferire i rifiuti. In seguito venne quindi firmata da tutti i sindaci CIRSU un’ordinanza per conferire i rifiuti nella discarica di Casoni e per il successivo avvio alle attività di trattamento, recupero e/o smaltimento in modo da superare l’emergenza in corso. E’ appena il caso di rammentare che Giulianova a quella data aveva già il sistema di raccolta porta a porta esteso a tutto il territorio comunale, quindi con garanzia della differenziazione alla fonte dei rifiuti, il che è rilevante tenuto conto di quanto ipotizzato dal Pubblico Ministero. Chiaro è che in ogni caso rimaneva, e rimane tuttora impossibile sapere, da parte dei sindaci, quale trattamento viene effettuato sui rifiuti una volta prelevati dai rispettivi territori. Comunque si avrà modo da parte nostra di evidenziare le procedure seguite e dare delucidazioni in merito. Attendiamo ora, e ribadisco con grande serenità, le determinazioni della Magistratura, nel cui operato ripongo piena fiducia”.
Il commento del senatore Pastore (Pdl). “La notizia dell’apertura di un procedimento penale, a carico, tra gli altri, dell’Amministratore Unico di Attiva Spa, Guglielmo Lancasteri, della cui onestà e correttezza nessuno può dubitare, conferma quanto sia sempre più impervio il cammino di chiunque, a qualsiasi livello, amministri la cosa pubblica in Abruzzo. Senza voler entrare – ha spiegato il senatore Andrea Pastore – nel merito delle motivazioni di questa informazione di garanzia, i cui destinatari sono 16 Sindaci o ex Sindaci o comunque titolari di cariche presso Aziende che si occupano di rifiuti, è necessario, però, sottolineare come, alla luce della lettura di stralci delle ipotesi accusatorie e sulla base di addebiti che paiono assolutamente generici e di discutibili collegamenti tra indagati, si ostacolino di fatto attività di normale gestione di un settore sensibile il cui mancato o inadeguato svolgimento può procurare alla nostra comunità danni enormi anche di carattere sanitario. I pescaresi ancora provano sulla loro pelle quanto l’iperattivismo della Procura dell’Aquila, esaltato dalle complicate e dolorose vicende collegate al terremoto di due anni fa, abbia impedito, e tuttora impedisca, la risoluzione del problema del Porto di Pescara, attraverso rilievi ed analisi che sono oggetto di approfondite e fondate contestazioni da parte degli Organi istituzionalmente preposti al controllo dell’ambiente ma che per intanto hanno rallentato (e speriamo, non allontanato “sine die”) la soluzione della navigabilità del fiume e il suo disinquinamento. Come poi non collegare tale vicenda a quella, analoga sotto tanti aspetti, che alla vigilia della scorsa estate ha interessato il ripascimento del litorale sud della nostra Città, con la presenza degli stessi attori principali tranne che per la sede della procura, allora di Pescara ed oggi dell’Aquila? Nasce, quindi, il giustificato timore che, anche in questo caso, si stia procedendo, consapevolmente o inconsapevolmente, ad una oggettiva pressione psicologica, della quale gli autori sanno, comunque di non dover mai rispondere. O forse qualcuno pensa che le chiavi della Città di Pescara debbano essere consegnate alle procure abruzzesi?”
Il commento della Federazione della Sinistra di Roseto. “Questa sarebbe la conseguenza di una sconsiderata politica , in tema rifiuti, dei principali partiti di centrodestra e centrosinistra. In provincia di Teramo va radicalmente ripensata la gestione di un settore così vitale in termini di trasparenza ed economicità. Ora sta alla magistratura ed alle sue indagini, capire se ci sono o meno responsabilità. Seguiremo la vicenda con attenzione e continueremo la nostra lotta per avere un sistema di gestione rifiuti moderno, efficiente , trasparente e che garantisci sempre gli interessi pubblici.” ha dichiarato Marco Borgatti, della Federazione della Sinistra rosetana.