Teramo. Una macchia di sangue potrebbe scagionare Salvatore Parolisi. È questa l’ultima novità emersa nelle indagini sull’omicidio di Melania Rea, la 29enne di Somma Vesuviana ritrovata morta lo scorso aprile nel bosco delle Casermette di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo.
A sostenerlo i legali del marito della vittima, unico indagato al momento per l’assassinio della moglie. Più in particolare, si tratterebbe di una macchia presente sulla coscia destra di Melania che, per gli avvocati del caporal maggiore, sarebbe la firma del vero omicida. Nicodemo Gentile e Valter Biscotti sostengono, infatti, che Parolisi non potrebbe mai aver lasciato quei segni perché il pomeriggio del 18 aprile, come risulta anche dalle testimonianze video, il militare indossava una t-shirt a maniche corte, quindi senza polsini o altri elementi che potrebbero aver lascito quel tipo di tracce.
I due legali si chiedono come mai questo dato sia stato trascurato dalla Procura di Teramo, che sta lavorando sul caso. Stando a quanto dichiarato da Biscotti e Gentile, sulla gamba della vittima sarebbero state infatti trovate tracce di sangue prodottesi per contatto con un indumento insanguinato sulla porzione di cute priva di sostanza ematica, dunque pulita.
“Gli investigatori” spiegano “citano testualmente ‘una traccia di questo tipo che esibisce anche una ipotetica geometria è presente sulla coscia destra ed è caratterizzata da piccoli segmenti paralleli verosimilmente riconducibili al contatto di qualche indumento insanguinato’. Sembra quindi trattarsi proprio di un polsino insanguinato di indumento a manica lunga, perché le zigrinature dello stesso sono perfettamente rispondenti e compatibili alle tracce lasciate da tale tipo di indumento imbrattato di sangue in una zona pulita”.