Nonostante l’impegno di dirigente e personale scolastico l’edificio che ospita la scuola primaria De Amicis non è proprio tra i più comodi per sostenere l’impegno dei doppi turni, doppi turni che rendono anche difficoltose le operazioni di pulizia dei locali, usati la mattina dai bambini della scuola primaria e il pomeriggio dai ragazzi delle medie.
Dopo le numerose chiusure per maltempo e terremoto salta anche la settimana corta e, vista l’impossibilità, per ora, di recuperare il sabato, si prospetta la necessità di ulteriori recuperi orari, che aumenteranno i disagi di genitori, alunni e studenti.
Tra l’altro la chiusura degli edifici ha portato anche difficoltà alle società sportive che utilizzavano le palestre scolastiche, costringendole a riorganizzare orari e luoghi dove svolgere le varie pratiche sportive, oltre che a disagi agli studenti della secondaria di primo grado, che dovendo rientrare il pomeriggio, non possono più svolgere tutte quelle attività extrascolastiche in cui erano impegnati.
In tutto questo caos diventa paradossale la proposta del Comune di creare un Campus Scolastico in via Cupa, visti i tempi biblici che occorrerebbero, senza indicare strutture idonee a tamponare, nell’immediato, l’emergenza.
Ma quali edifici il Comune di Giulianova potrebbe utilizzare per allocare, seppure temporaneamente, le classi sfrattate? C’è sempre l’opzione ex tribunale, per la quale, non si sa il motivo, l’amministrazione nicchia. Certo, la struttura andrebbe verificata anche in merito alla vulnerabilità sismica, e occorrerebbero lavori di sistemazione interna ed esterna. Ma una volta accertata la sicurezza dell’edificio, utilizzando strutture leggere (cartongesso o similari), non ci vorrebbe molto a creare aule idonee e, magari, utilizzando l’abbandonato giardino adiacente, sistemare dei moduli provvisori per assicurare, almeno, l’attivazione serena del prossimo anno scolastico.
C’è poi la struttura del centro socio-culturale dell’Annunziata, dove era già stato ipotizzato il trasferimento degli asili comunali. A questo edificio se ne affianca un altro, da tempo inutilizzato, che dovrebbe essere di proprietà dell’ATER, anche se la struttura non è stata mai utilizzata e risulta ampiamente deteriorata, e priva degli allacci alle utenze.
Altri edifici pubblici, con caratteristiche di sicurezza idonee, sembrano non essere disponibili, e quindi si dovrebbe operare con costruzioni provvisorie, o di veloce realizzazione, come edifici modulari in legno e/o acciaio, da collocare, magari, su terreni comunali, quale quello dell’ex scuola di via Lepanto, che andrebbe demolita, in quanto chiusa (anche questa) per inidoneità statica-sismica.
Tra l’altro va fatta anche una seria riflessione sull’opportunità di investire soldi pubblici per “rattoppare” i due edifici chiusi, in quanto, forse, sarebbe più economico e sicuro realizzare ex nuovo strutture antisismiche, efficienti da un punto di vista energetico e con una migliore disposizione degli spazi in base alle più recenti esigenze didattiche e di sicurezza.
Con quali soldi? L’eterno problema delle risorse non è secondario, ma dovrebbe diventare un quesito a cui dare risposta in ambito nazionale, senza accollare tutte le responsabilità al singolo comune, visto che la problematica, più o meno, riguarda tutte le amministrazioni locali italiane.
Intanto l’anno scolastico, tra quattro mesi, finirà, e si rischia di sottoporre alunni, studenti, genitori e personale scolastico a disagi continui, con gravi ripercussioni sul profitto dei nostri figli.