Un refuso. E’ stato spiegato così questa mattina nell’Ateneo teramano dal rettore Luciano D’Amico, il risultato della classifica sulle Università italiane pubblicato ieri dal Sole 24 Ore che poneva Teramo in caduta si sei posizioni rispetto all’anno 2015.
In realtà, come ha spiegato lo stesso D’Amico, una flessione c’è stata, ma di solo un posto, con l’Ateneo teramano che si colloca al 33° posto (e non 37°), che viene visto non tanto come una flessione ma una situazione di assestamento, e dunque del tutto prevedibile, dopo la grande crescita registrata negli ultimi anni.
Piccoli progressi e segnali positivi, infatti, emergono da alcuni indicatori importanti come la didattica (27° posto), la sostenibilità con il rapporto tra studenti e docenti nei singoli corsi (9° posto in salita dall’11°), la mobilità, visto il grande impulso dato all’internazionalizzazione, con studenti Erasmus in arrivo e in partenza (15° posto dal 18°), la competitività della ricerca, la qualità della produzione scientifica, la qualità dei dottorati, il voto degli studenti e prima, insieme ad un’altra trentina di atenei nella distribuzione di borse di studio.
Le note dolenti, invece, arrivano dall’attrattività (si scende al 32° posto dal 27°), dagli stage (44° posto dal 35°), dalla dispersione sempre abbastanza elevata e dall’occupazione (53° posto dal 32°), che il rettore motiva anche per il cambio dato alle proposte formative basate dapprima innanzi tutto sui corsi umanistici e ora, invece, dirottati su quelli più propriamente scientifici per i quali bisogna ritarare tirocini e i contatti sul territorio.
Oltre a complimentarsi con l’avanzata degli altri atenei abruzzesi, con i quali comunque si vuole continuare a lavorare in sinergia, e a ribadire come per Teramo il Ministero abbia tagliato di soli 58 mila euro il finanziamento annuale destinato alla qualità della ricerca che resta di circa 25 milioni e mezzo, D’Amico sottolinea come il tessuto economico e le condizioni ambientali e strutturali delle città che ospitano le università diventano sempre più fondamentali per loro crescita.
E non ha nascosto la delusione dei “due schiaffi” presi proprio nelle ultime settimane, per il rifiuto del ministro della salute Beatrice Lorenzin di voler creare tra Università e Istituto Zooprofilattico un centro di specializzazione agro-bio-veterinario che sarebbe potuto diventare un punto di riferimento per il centro-sud Italia, e il no alla funivia decretato dal Consiglio comunale teramano. “Due occasioni perse” le ha definite il rettore, non solo per l’Università ma soprattutto per la città di Teramo.
E, guardando al 2017 appena iniziato, D’Amico ha ricordato come questo sarà l’anno delle opere del Masterplan, con i progetti del completamento del polo e dell’ex manicomio, che dovrebbero vedere l’affidamento dei lavori già nel 2018 e il termine del nuovo assesto logistico dell’Ateneo per il 2020.
“Bisogna andare avanti con velocità per non perdere terreno”, ha concluso D’Amico, ricordando come, seppur con piccoli miglioramenti, sia possibile scendere facilmente nella classifica degli Atenei se non si continua ad offrire qualità e servizi agli studenti.