Teramo. Il 31 marzo scorso era giunta in redazione la notizia relativa ad un fantomatico comizio pubblico che si sarebbe tenuto il giorno successivo “per raccontare quello che succede in città, per raccogliere le firme per far rimuovere il questore e per un corteo verso la Prefettura, per consegnare al Prefetto un dossier sull’operato della questura di Teramo”.
Peccato che il giorno dopo fosse il 1° aprile, giorno tradizionalmente dedicato agli scherzi goliardici. E, difatti, la manifestazione non ci fu.
Ma non sempre gli scherzi sono graditi. A distanza di pochi giorni, infatti, spunta un indagato. Si tratta di Davide Rosci, noto teramano appartenente alle frange di Rifondazione Comunista, indagato per il reato di “procurato allarme”, a seguito di una indagine condotta dalla Digos, che, secondo quanto riferito dalla sezione teramana del partito, avrebbe perquisito i luoghi frequentati da Rosci, sequestrando del materiale informatico.
“Il reato di procurato allarme” si legge nella nota di Rifondazione Comunista “punisce chi annunciando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio. È una contravvenzione che può essere sanata con il pagamento di un ammenda di 258 euro, sempre che l’aver annunciato una manifestazione, che poi non si è tenuta visto che non era neanche autorizzata, costituisca un pericolo inesistente. L’attività di indagine, invece, ha un costo più ampio per la collettività: ad esempio, le sole perquisizioni hanno visto mobilitare per l’intera mattinata dell’8 aprile sei agenti di polizia, il materiale informatico verrà portato a Roma, dove tra diversi mesi verrà sottoposto a perizia, da altri agenti che poi dovranno tornare a recuperare gli hard-disk, senza dimenticare tutti i costi relativi all’impiego di altro personale per le indagini e per lo svolgimento del possibile processo”. Rifondazione Comunista esprime, dunque, solidarietà a Davide Rosci, auspicando “quanto prima, che la questura di Teramo possa assistere ad un rapido avvicendamento degli attuali vertici, evidentemente molto più interessati alla salvaguardia delle proprie immagini piuttosto che a quella del territorio”.