Sandro Di Minco, da quasi sei mesi direttore dell’Arit di Tortoreto puntualizza concetti e documentazione relativamente a quelli che sono i rapporti in essere tra l’agenzia regionale per l’informatica e la telematica e il Comune di Tortoreto.
Vicenda nota. L’ente municipale fruisce, in virtù di una convenzione peraltro scaduto nel gennaio del 2015, di una serie di locali delle struttura di via Napoli dove trovano ospitalità il settore tecnico, quello ambientale, demani, manutentivo e servizi sociali. La convenzione prevedeva l’uso degli stessi per un anno (accordo scaduto da oltre un anno e mezzo) e nello stesso accordo anche la possibilità di recedere da parte dell’Arit.
” La struttura della quale sono il rappresentate legale, sottolinea Di Minco, ” diventerà il centro unico di committenza per l’intera regione, e dunque abbiamo necessità di tornare in possesso dei locali e degli arredi concessi in uso dal Comune di Tortoreto. Non si parla di sfratto e di contenziosi, ma di normali esigenze operative da parte dell’agenzia”.
I costi. A fronte dell’utilizzo dei locali, il Comune paga una quota forfettaria all’Arit di 12mila euro l’anno. Somma che comprende poi i costi per le utenze (luce e gas), mentre per quanto concerne le connessioni internet si sfrutta la presenza dell’agenzia per l’informatica. Oltre all’aspetto logistico, dunque, c’è anche quello legato ai costi. ” La struttura prima dell’insediamento degli uffici comunali sosteneva spese per il funzionamento spiega Di Minco, ” per 215 mila euro che ora sono saliti a 290mila euro. La somma forfettaria versata dal Comune, ovviamente, non copre i maggiori oneri e questo pesa anche sui rigidi bilanci con i quali bisogna confrontarsi”.
Ovviamente l’aspetto legato alle spese di funzionamento rappresenta una delle situazioni che investono l’intera vicenda. Resta il fatto che l’Arit ha necessità di tornare in possesso della struttura (per la quale nel corso degli ultimi anni sono state sostenute spese di adeguamento per oltre 1 milione di euro, nella parte occupata dal Comune) e che l’uso della struttura resta vincolato e temporaneo.
La lettera del commissario. Il direttore dell’Arit, nei mesi scorsi, ha avuto un incontro con l’ex sindaco, Alessandra Richi, poi ha rappresentato la situazione al commissario attraverso una nota. Negli ultimi giorni è arrivata la risposta da parte dell’Ente. Molto cordiale nei toni con la quale il vice-prefetto chiede alla direzione dell’Arit di poter posticipare la riconsegna dei locali di via Napoli alla fine della gestione commissariale e comunque con l’avvento della nuova compagine amministrativa. Sotto questo aspetto, anche se mancano conferme ufficiali, la disponibilità sarà accordata (fermo restando che la convenzione in essere è scaduta da oltre 18 mesi), magari con un ritocco economico sulle spese forfettarie attualmente versate e per un congruo periodo di tempo, utile poi per individuare un collocazione alternativa di parte della struttura amministrativa del Comune. Sicuramente la Regione prenderà una posizione chiara a breve.
La mancanza di una sede. La questione Arit ripropone, in maniera chiara, quella che è una cronica carenza di edifici utili, almeno al Lido, per ospitare degli uffici comunali. Le idee dei passato, per varie ragioni, sono rimaste nel cassetto ed ora ci si trova ad un bivio di non semplice soluzione. Una soluzione andrà individuata, magari dal nuovo esecutivo che sarà in carica dalla prossima primavera, ma l’operazione presuppone dei tempi che non saranno brevissimi. Costruire un nuovo palazzo comunale? Sicuramente sì. Ma dove? Forse in piazza Matteotti quando le scuole saranno dislocate altrove. Ma con quali fondi? E con quale tempistica? Interrogativi di non poco conto che attendono, ovviamente, delle risposte.