Teramo. Per accedere al fondo nazionale di Protezione Civile, le Regioni devono aver provveduto con risorse proprie. Ossia con nuove tassazioni. E i sindaci dei comuni teramani, colpiti solo due settimane fa dall’alluvione, non ci stanno.
Lo hanno ribadito a chiare lettere nel corso dell’incontro che si è svolto questo pomeriggio nella Sala Polifunzionale della Provincia di Teramo, alla presenza del presidente della Regione Gianni Chiodi e dell’assessore regionale alla Protezione Civile Gianfranco Giuliante, che già nei giorni scorsi aveva chiamato alla mobilitazione l’intera provincia di Teramo. Il maxi emendamento firmato Giulio Tremonti è già stato presentato al Senato. “Qualcosa si può ancora fare” assicura Chiodi “prima che arrivi alla Camera”. E oggi si è voluto fare il punto della situazione, per decidere in sinergia tra Comuni, Provincia e Regione le proposte da inserire nell’ordinanza dello stato di calamità. “Nella conferenza Stato/Regioni in programma domani” ha detto Giuliante “ribadiremo le nostre critiche al maxi emendamento, sollevando anche questioni di legittimità costituzionale. E’ un provvedimento che colpisce al momento l’Abruzzo, ma anche le Marche e la Basilicata, che rappresentano le regioni apripista, ma in futuro la norma varrà per tutti. Ribadisco, dunque, la necessità di una mobilitazione collettiva”. In fin dei conti la Regione Abruzzo ha già applicato nuove accise per ripianare il debito sanitario. “Aggiungerne altre” ha chiarito Gianni Chiodi “per noi è impossibile. Faremo battaglia affinché questa normativa venga modificata a beneficio di tutte le regioni. Intanto, stiamo lavorando per fissare i punti dell’ordinanza”. A partire dall’individuazione del Commissario. “Mi accusano di avere troppi incarichi” ribadisce il governatore, già commissario per la Ricostruzione a L’Aquila e della Sanità. “Sarebbe opportuno pensare ad un altro nome, già metto troppe firme. E io ho proposto quello del presidente della Provincia Valter Catarra”. Una indicazione che non ha raccolto molti consensi tra i sindaci, “non per mancanza di fiducia” tengono a specificare “ma per una questione di autorevolezza”. Nel frattempo, è lo stesso presidente ad annunciare che “senza saper né leggere né scrivere, arriveranno a scatola chiusa i primi 10milioni di euro per l’emergenza: il 60% di provenienza regionale (ribassi d’asta), il restante 40% dalla Protezione Civile nazionale”.
Queste, dunque, le premesse. La parola è poi passata ai primi cittadini che, uno dopo l’altro, hanno evidenziato le loro difficoltà nella fase post alluvione. E in riferimento al maxi emendamento, il sindaco di Bellante Renzo Di Sabatino lancia un chiaro messaggio: “Potete anticiparlo domani nella conferenza Stato/Regioni: se non arriveranno i soldi io stopperò tutti gli interventi e metterò un cartello con su scritto rivolgersi a Tremonti. I sindaci non sono in condizione di poter muovere nemmeno un dito”. Un allarme lanciato anche da Luciano Monticelli, sindaco di Pineto, che torna a chiedere alla Regione i 400mila euro anticipato per i terremotati. “Non sappiamo più come fare. Abbiamo concrete difficoltà di cassa”. La sua proposta riguarda il pagamento del mutuo contratto per ripianare il debito sanitario: “Non si potrebbe spostare di uno o due anni?”. Niente da fare, ribatte Chiodi, il debito sanitario non si tocca. Una cosa è certa: “pretenderemo quello che ci spetta” conclude il presidente della Provincia Valter Catarra. “Commissario o no la sostanza non cambia. Aspettiamo l’esito della conferenza Stato/Regioni, alla fine tutto sarà regolarmente rendicontato. Ma i danni vanno rimborsati”.
Un sostegno alla battaglia contro la tassa di scopo arriva dalla Federazione provinciale di Teramo de La Destra, che parla di “un vero e proprio colpo al cuore per l’Abruzzo, la sua economia e i suoi abitanti”. “Non possono e non devono essere sempre i cittadini a pagare” aggiungono nella nota “e sembra iniquo il diverso trattamento riservato all’interno dello stesso decreto a Regioni del Nord come Veneto e Liguria, alle quali vengono destinati fondi per catastrofi simili di solo pochi mesi fa, rispetto al trattamento subito dall’Abruzzo e dalle Marche oggi e che subirà chiunque si trovasse nelle stesse difficoltà in futuro. Incrementare le tasse e le accise regionali sulla benzina, prima di poter accedere ai fondi nazionali, non farebbe altro che affondare definitivamente tutti gli abruzzesi che si stanno rimboccando le maniche in questo periodo di grave crisi alla ricerca di un ritorno alla normalità; vuole essere questo il Federalismo di Tremonti e della Lega Nord? Dare alle Regioni del Nord e chiedere alle Regioni del Centro-Sud? La Destra Teramo non ci sta e continuerà sempre a lottare al fianco dei suoi cittadini”.