Atri. “Creare toni allarmistici significa fare un torto al San Liberatore e ai suoi operatori, ma soprattutto si rischia di avere un impatto fortemente negativo sull’utenza di cui bisogna valutare le conseguenze”.
È quanto ha dichiarato ieri sera il direttore sanitario dell’ospedale San Liberatore di Atri, Maria Mattucci, nel corso di un dibattito sul futuro del nosocomio.
“E’ certo che stiamo assistendo ad una serie di cambiamenti nel settore sanità” ha detto “sia a livello nazionale che regionale ed era impensabile che il San Liberatore restasse fuori da tutto questo. Personalmente non mi sento di utilizzare toni catastrofici, è importante sottolineare che si tratta di un assetto provvisorio dei reparti e dei dipartimenti, che non comporta alcun declassamento del servizio né penalizza l’utente. Si tratta di scelte fatte per rispondere ad esigenze contingenti che mirano a riordinare due ambiti importanti: il primo riguarda i primari, molti dei quali erano a scavalco, ossia costretti a fare la spola tra due o più presidi ospedalieri della Asl, il secondo è sui dipartimenti, che aspettavano di essere ristrutturati da tempo”.
Al dibattito è intervenuto anche il sindaco Gabriele Astolfi, che ha ribadito la temporaneità dell’atto “dettato dalla carenza di organico e vuoti di primariato visto il blocco delle assunzioni imposto dal piano di rientro. Ad ogni modo tra una unità operativa complessa che non funziona ed una unità operativa semplice che opera a pieno regime, è senza dubbio preferibile la seconda ipotesi”.
“Abbiamo le sale operatorie migliori della Provincia” ha aggiunto Mattucci “ed alcuni reparti come la Chirurgia, l’Ortopedia, la Cardiologia, la Medicina e l’Ostetricia, nonostante le difficoltà, rendono un ottimo servizio all’utente”.
Il direttore sanitario ha inoltre puntualizzato alcuni servizi recentemente attivati che rappresentano un grande valore aggiunto per la struttura, come la collaborazione con la neurochirurgia di Teramo che permette di effettuare interventi sulla colonna vertebrale presso il reparto di Ortopedia di Atri, e l’attività di oncologia, svolta a livello ambulatoriale ed attiva da circa un anno. L’atto aziendale, in base a quanto emerso dal dibattito, apre nuove prospettive per il presidio,
prevedendo l’attivazione della branca di analgesia del parto, l’acquisto di nuovi macchinari come il litotritore e una tac di ultima generazione e l’attivazione della terapia radio-metabolica, con la riapertura del reparto di Medicina Nucleare.
“Le problematiche maggiori restano comunque le liste di attesa e la necessità di disporre di migliori apparecchiature” ha concluso la Mattucci, che ha rivolto un appello ai medici di medicina generale, affinché ci sia una maggiore collaborazione nel gestire questo delicato momento, perché la qualità del servizio nasce soprattutto dalla sinergia di tutte le forze che operano sul territorio.