Teramo. Un assetto organizzativo aziendale del tutto provvisorio. Non potrà essere diversamente fino a quando la Regione non detterà le linee guida per la realizzazione dell’atto definitivo. Giustino Varrassi, dirigente generale della Asl di Teramo, vuol fare chiarezza una volta per tutte sull’atto organizzativo dell’azienda sanitaria locale, bombardato da mille polemiche e tanta “confusione”. Una sorta di “libro dei sogni” per i prossimi quattro anni, da costruire “poco a poco”.
“Sia chiaro” premette il manager: “molti primari sono andati in pensione e si sono liberate diverse posizioni apicali. Questa è una situazione che non si può modificare se non attraverso strutturazioni di responsabilizzazione di alcune funzioni interne. La normativa prevede che se va in pensione il primario, bisogna affidare le funzioni ad un componente dell’equipe, per un massimo di 12 mesi. Il tempo necessario per bandire un concorso, che al momento non è possibile fare”.
Cosa che, ad esempio, è successo nei reparti di anestesia o cardiologia. E a proposito di quest’ultima, Varrassi aggiunge: “Secondo la normativa nazionale, in Abruzzo dovremmo avere tre Utic (Unità di terapia intensiva coronarica). Bene, solo nella provincia di Teramo ce ne sono quattro. Tra l’altro, il primario di cardiologia di Atri ha chiesto di essere trasferito a Giulianova (posizione scoperta, ndr) e noi non abbiamo avuto nulla da ridire”. Oppure Gastroenterologia, sempre ad Atri: “Non è vero che il servizio è stato interrotto, anzi, abbiamo mandato due specialisti, quindi semmai lo abbiamo rafforzato”.
Altra questione, quella dei Dipartimenti: nella Asl teramana sono tutti “illegali”. Questo significa che un Dipartimento deve essere strutturato in modo da avere al suo interno un coordinamento ed un direttore, che vengono regolarmente eletti. Se il direttore va in pensione o si dimette, subentra il suo vice fino a una nuova elezione. “Nella Asl di Teramo tutto questo non è stato fatto, i dipartimenti sono guidati esclusivamente da sostituti e non si è mai proceduto a nuova elezione. In questo caso è indispensabile una ristrutturazione”.
E poi c’è anche la questione dell’organico. “Questa è una Asl molto diffusa sul territorio, ci sono 4 presidi che, ripeto, nessuno vuole ridurre, ma questi hanno bisogno di un certo numero di personale. Il nostro obiettivo” spiega il manager “è quello di cercare strutture organizzative differenti. Non possiamo avere quattro ospedali generalisti, perché è una metodologia inutile e dannosa. Se, ad esempio, ho un reparto di chirurgia che mi fa 200 interventi l’anno, diventa pericoloso”. Come a dire che in questo caso non si ha la stessa dimestichezza di intervento rispetto a chi di interventi ne fa, magari, 500. “Questo modello generalista anni ’70 non è più attuale. Bisogna dare delle vocazioni specifiche, continuando a mantenere in piedi le strutture”. Si prenda come il esempio il caso della diagnostica radiologica. “Come azienda perdiamo molte prestazioni, per vari motivi. E, in questo campo, abbiamo programmato l’acquisto, nei prossimi due anni, di nuove Tac per Sant’Omero, Giulianova e Atri. Questo consente di migliorare l’assistenza e rafforzare la struttura radiologica. Pensiamo solo che all’ospedale Mazzini di Teramo ci sono macchinari datati 1973. Il nostro è un progetto di ammodernamento che va solo a beneficio dei cittadini e abbiamo già impegnato 1milione e 200mila euro per l’acquisto di nuove Tac”.
Oppure la risonanza magnetica: in tutta la Asl ce n’è una total body. Su 320mila abitanti presenti nel bacino dell’azienda teramana sono previste 18mila risonanze l’anno. L’unico macchinario presente, invece, ne consente di fare solo 8/9mila e, quindi, è normale che la parte restante decide di andare altrove. “E’ nostra intenzione, quindi, dotare la Asl di un’altra moderna apparecchiatura di risonanza magnetica”.
Capitolo riabilitazione. “Nel tessuto della nostra regione, Teramo rappresenta il fanalino di coda, in quanto le iniziative intraprese in questo senso finora sono state molto scarse. E c’è ancora molto da fare”. Stessa cosa sulle strutture per residenzialità. “Ad oggi avremmo bisogno di oltre 350 posti letto, ma ne abbiamo poco più di 60. In questo senso, cercheremo di risolvere, ad esempio, la contesa con i frati della Madonna di Pompei a Giulianova: la struttura è già pronta e sarebbero disponibili subito circa 40 posti letto.
Infine, la convenzione con la facoltà di Medicina dell’Università de L’Aquila. “Martedì si riunirà il Consiglio di Facoltà durante il quale si discuterà di quali sono le risorse da mettere a disposizione della Asl teramana. Solo a quel punto potremo valutare le nostre esigenze”.
Insomma, la priorità della Azienda sanitaria di Teramo restano il personale e l’efficienza dei servizi. Ma in tutto questo bisogna sempre fare i conti con le risorse economiche a disposizione.
Resta il malcontento degli atriani che, tuttavia, secondo Varrassi possono dormire sonni tranquilli: “l’ospedale di Atri avrà funzioni diverse e anche più importanti”. E qui arriva la “chicca”: “Vogliamo mettere al San Liberatore un litostruttore per la calcolosi renale senza intervento. E sarà un punto di riferimento per l’intera Asl. Il nostro obiettivo è quello di soddisfare le esigenze del territorio in nome della razionalizzazione. Gli atriani saranno assistiti meglio che nel passato”.