Mosciano. La vicenda del maestro di Mosciano, morto a seguito di un malore nel centro diagnostico Di Archivio di Giulianova, sembrava chiusa con l’autopsia e invece no. La figlia di Silvio Cianella ha scritto alla nostra redazione per precisare alcuni aspetti della drammatica vicenda.
“Mio padre si era recato presso il centro diagnostico D’Archivio per sottoporsi ad una Tac di controllo per la prostata, non per svolgere esami al cuore. E’ andato guidando lui stesso l’automobile e in compagnia di mia madre, con cui, dopo l’esame stesso, si sarebbe recato a fare spesa! Nonostante l’appuntamento fosse stato fissato per le 9.30 solo alle 11.15 fu chiamato da un medico per entrare nell’apposita sala dove si svolgeva la Tac. Dopo aver eseguito il colloquio preliminare e dopo aver atteso per circa due ore senza aver avvisato alcun tipo di malessere. Alle 12.15 visto che non ricevevo notizia alcuna da parte dei miei genitori, telefonai al cellulare di mio padre per sapere come mai non mi avessero ancora chiamato e, così, mia madre mi disse che ormai, mio padre, era dentro da più di 45 minuti ma che non aveva ancora nessuna notizia.
Mentre parlavamo al telefono una voce di donna, udita persino da me che ero ancora in linea disse: “Cianella?”, e mia madre rispose: “Sono io !” Mia madre mi disse che probabilmente era terminato l’esame e che forse era già pronto il risultato. Convinta dunque, di essere chiamata per questo motivo, riattaccò il telefono. Alle 12.28 io stessa ricevetti una telefonata dal dottor D’Archivio, il quale mi avvisava del fatto che mio padre aveva avuto un attacco di panico, ma che si stava già riprendendo e che, tuttavia, lo avrebbero portato in pronto soccorso per sicurezza. Lo ringraziai e mi recai anche io al pronto soccorso. Purtroppo la situazione era ben più grave di quella che mi era stata prospettata al telefono, in quanto dall’ambulanza giunta in pronto soccorso a sirene spiegate, vidi scendere mio padre steso sulla barella, incosciente, intubato e molto pallido. Da lì, dopo i primi soccorsi,il trasferimento in terapia intensiva e in extremis il tentativo di impianto di un pace-maker temporaneo….Ma purtroppo nulla da fare! Così dopo aver parlato con i medici e con il chirurgo, tutti insieme, noi familiari decidemmo che l’unico modo per fare chiarezza fosse quello di eseguire l’autopsia per capire cosa fosse accaduto in quei 45 minuti prima della richiesta d’aiuto, da parte del centro diagnostico, presso il 118…. Ci tengo infine a precisare che non si sanno ancora i risultati dell’esame autoptico e che la reale causa del decesso non è ancora stata accertata, in quanto i tempi per questo tipo di studi si aggirano intorno al mese”. La verità, ribadisce la figlia del maestro Cianella, sarà la magistratura ad accertarla.