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27 gennaio, il sindaco di Teramo scrive una lettera alla sua piccola Viola

In occasione del 27 Gennaio, Giornata della Memoria, il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto ha scritto una lettera a sua figlia Viola con un intenso messaggio sul rispetto della diversità.

Piccola Viola,
oggi celebriamo la “Giornata della Memoria”, ricordiamo l’Olocausto, quando milioni di persone, tra le quali anziani, uomini, donne e bambini, furono chiuse nei campi di concentramento per poi essere uccise.
La Memoria, che è una parola che viene dal greco, una lingua antica, con la quale si indica l’importanza di ricordare il passato ma al tempo stesso di guardare al futuro, deve aiutarci a valutare ciò che non deve essere più fatto.
Non trovi ingiusto prelevare le persone dalle loro case in ogni città, anche qui a Teramo, e condannarle solo perché erano considerate diverse o avevano altre idee rispetto a chi comandava? Ecco, è per questo che facciamo ‘Memoria’: perché l’odio, il disprezzo, la violenza, non devono più vincere.
Dobbiamo impedire che tutto ciò possa ripetersi con altre persone, anche se in forme differenti, ma con lo stesso obiettivo: eliminare chi è diverso, chi non ha lo stesso colore della pelle, chi è povero, chi è malato, chi ha altre idee di pensiero.
Tu puoi insegnarmi come sia bello stare insieme tra amici che hanno un diverso colore della pelle o hanno bisogno di essere aiutati perché malati; in tutti questi momenti hai fatto ‘Memoria’, hai fatto vincere il bene sull’assurda bruttezza del male; hai reso, nel tuo piccolo, il mondo un posto migliore.
E’ proprio questo il messaggio che la Giornata della Memoria vuole trasmettere: un invito a vivere la differenza come una ricchezza, uno stimolo a spalancare le braccia, ad aprire le frontiere all’altro. Non voltiamoci da un’altra parte, se chi è diverso viene maltrattato, non dimentichiamo che non c’è colore della pelle, credo, condizione, che ci rende migliori o peggiori.
Non esiste la diversità, Viola, perché non esiste la normalità: tutti noi siamo meravigliosamente diversi l’uno dall’altro, in fondo, e questa è una fortuna, la più grande delle fortune.
La Giornata della Memoria deve portarci a riflettere e parlare di uguaglianza, di fratellanza e di non discriminazione, ma deve spingerci a generare in noi valori importanti come quello della tolleranza che deve essere sempre viva in ciascuno per consentirci di vivere tutti in armonia.
Facciamo ‘Memoria’, non solo oggi, Viola, ma ogni giorno, sempre.

Due i momenti attraverso i quali, stamane, il Sindaco Gianguido D’Alberto e  il Presidente del Consiglio Comunale Alberto Melarangelo, hanno celebrato la Giornata della Memoria a Teramo; presente anche il Consigliere comunale Toni Di Ottavio. Il primo alla Villa Comunale, dove è stata deposta una corona di alloro alla Stele dedicata al Tenente Alberto Pepe e a tutti gli internati militari italiani nei lager tedeschi. Il secondo in viale Cavour, presso la pietra di inciampo dedicata allo stesso Alberto Pepe, cui hanno partecipato anche la sezione teramana dell’ANPI e l’associazione Teramo Nostra.

La formula contenuta, in osservanza delle prescrizioni anticovid, ha ridotto al minimo gli interventi dei partecipanti, i quali hanno tutti ricordato l’importanza e la necessità della Giornata odierna, non solo per rievocare, quale monito, quanto accaduto negli anni terribili della dominazione nazi-fascista, ma anche per sottolineare l’attualità delle motivazioni che rendono necessaria la ricorrenza internazionale che si celebra per commemorare le vittime dell’Olocausto. Non sono mancati cenni sull’esperienza teramana delle deportazioni, e sulle conseguenze delle leggi razziali nel nostro territorio.

La corona di alloro  è stata depositata dinanzi alla stele che ricorda il Tenente Alberto Pepe, cittadino teramano morto nel campo di sterminio nazista di Unterluss il 4 aprile 1945, che rifiutò la collaborazione con gli occupanti e per questo venne trucidato. Con lui l’omaggio è stato esteso a tutti gli internati militari italiani nei lager tedeschi 

Quindi la cerimonia in prossimità della pietra d’inciampo, un piccolo quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti; essa ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.

In Europa ne sono state installate già oltre 70.000, la prima a Colonia, in Germania, nel 1995. L’iniziativa fu creata dall’artista Gunter Demnig (nato a Berlino nel 1947) come reazione a ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali.

Oggi si incontrano Pietre d’Inciampo in oltre 2.000 città in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria. In Italia, le prime Pietre d’Inciampo furono posate a Roma nel 2010 e attualmente se ne trovano a Bolzano, Genova, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia oltre ad altri numerosi centri. In abruzzo, assime a quella teramana, altre sono a L’Aquila, Lanciano e Chieti.

Obiettivo della “Pietra d’Inciampo”, un inciampo emotivo e mentale, non fisico, è mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana – la loro casa – invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare.