“I Comuni coinvolti” spiega il vicepresidente Renato Rasicci “a parte il capoluogo, presentano caratteristiche simili sia dal punto di vista demografico che dal punto di vista dei servizi attivati. Un dato tuttavia accomuna tutte le realtà ed è la crescita della popolazione scolastica straniera, la cui dimensione è tale da determinare la necessità di intervenire in maniera mirata e puntuale sulle dinamiche di relazione che, se lasciate a se stesse, possono diventare devianti e conflittuali”.
Martinsicuro, Nereto e Alba Adriatica sono, infatti, i comuni in cui si registra la più alta percentuale di stranieri, fra 14 e il 15% circa della popolazione: il totale dei minori presenti nei territori coinvolti dalle attività progettuali sono 11074, di cui 1247 stranieri. I beneficiari del progetto sono le famiglie, gli insegnanti e gli educatori.
Le criticità che si vogliono affrontare sono quelle che emergono dai Piani di zona degli Ambiti sociali: l’aumento di esigenze legate al trasporto e alla vigilanza dei minori di fronte a genitori che spesso lavorano fuori dalla zona di residenza, la scarsità e la mancata valorizzazione di azioni aggregative, socio-culturali ed educative che incentivino gli adolescenti a vivere meglio e di più i propri territori, la necessità di avviare azioni di prevenzione ed educazione nelle scuole, il monitoraggio dei rischi di devianza per poter intervenire tempestivamente con i servizi.
Dall’analisi delle criticità è emersa, quindi, la necessità di realizzare un intervento-base per garantire: il sostegno relazionale per minori con difficoltà di apprendimento e/o problematicità legate alle situazioni familiari
e minori disabili, l’aumento di attività di aggregazione e animazione verso i più piccoli, favorendo ad esempio attività ludiche; l’incremento delle azioni tese a favorire maggiore integrazione ed inclusione nella popolazione studentesca dei minori stranieri e dei minori con maggiori difficoltà comportamentale; sollievo per le famiglie che hanno un carico sociale più elevato.
Il progetto si svilupperà nell’arco di sei mesi e si avvarrà dell’apporto professionale di tre psicologi/mediatori che affiancheranno la scuola e la famiglia e che, fra le altre cose, daranno vita a dei laboratori educativi 2 ore a settimana in ogni scuola.
“Si tratta di un modulo sperimentale che amplieremo a breve anche sulla base delle richieste che ci perverranno dalle direzioni didattiche già questa mattina sono emerse alcune esigenze specifiche: prima fra tutte e comune a tutte le realtà coinvolte quella di utilizzare dei mediatori culturali di lingua cinese considerata la crescita esponenziale di questa etnia nella popolazione studentesca. Non sarà solo il modulo ad essere ampliato ma anche il numero degli istituti coinvolti, grazie al contributo degli Istituti di credito locali che, in seguito alle nostre sollecitazioni e con grande senso di solidarietà sociale, stanno facendo pervenire la loro adesione destinando dei fondi ai progetti dell’assessorato”.