Nereto, riapre dopo il terremoto la chiesa di San Martino FOTO

Nereto. Riaperta al culto la chiesa di San Martino a Nereto. Domenica fedeli e autorità hanno “presenziato” alla cerimonia di riapertura della storica chiesa cittadina, che il terremoto del 2009 aveva reso inagibile dopo che i precedenti lavori di restauro, durati 12 anni, si erano conclusi appena due anni prima (2007).

 

 

Presenti alla cerimonia, tra gli altri, con il Sindaco di Nereto, Giuliano Di Flavio, il presidente della Fondazione Tercas Enrica Salvatore, il consigliere di amministrazione , Raffaele Marinucci e l’assessore Regionale Dino Pepe.

Grazie al finanziamento della Fondazione Tercas, questo importante edifico religioso – che fu costruito ed utilizzato dai benedettini – riparato nei danni del terremoto e migliorato da un punto di vista statico è stato finalmente restituito al culto dei fedeli.

Il programma delle celebrazioni – volute dal Parroco Don Silvio De Gregoris e realizzato anche grazie all’appassionato lavoro di un Comitato di Cittadini – si è aperto una processione largamente partecipata, a testimonianza del diffuso sentimento di devozione dei fedeli neretesi nei confronti della Chiesa e del santo patrono cui la stessa è dedicata, e si è concluso con una Santa Messa che è stata officiata dal Vescovo di Teramo ed Atri Michele Seccia.

Cenni storici. Il primo impianto della Chiesa di San Martino risale presumibilmente alla prima metà del XII secolo e risente degli influssi delle prime chiese benedettine.
L’esistenza di una fabbrica romana è confermata dai documenti oltre che da tracce archeologiche. Ricordata nelle carte con l’appellativo “ad Gaglianum” o “ad Galignanum”, in una bolla del pontefice Clemente III, datata 11 dicembre 1188, è elencata tra le dipendenze del monastero benedettino di San Nicolò a Tordino.
La chiesa più volte rimaneggiata, deve la sua attuale veste architettonica ad una serie di rifacimenti, dei quali quello più imponente risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando la chiesa venne parzialmente demolita nella parte absidale per la costruzione del camposanto.”

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