Roseto. “Il mio auspicio è che la Rete creata dal Comune di Roseto attraverso il Progetto Adria possa integrarsi anche con le azioni intraprese a livello nazionale, quali in primo luogo il servizio telefonico 1522 per le donne vittime di violenza”. Lo ha detto Paola Bianchi, rappresentante del Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che questa mattina ha partecipato al Convegno finale ADRIA, Rete Antiviolenza per le Donne, le madRi e le Immigrate nell’Adriatico.
“Il numero 1522 è gratuito e fornisce alle vittime un sostegno psicologico e giuridico, indirizzandole verso strutture pubbliche e private socio-sanitarie presenti sul territorio”.
Molto significativi i dati del progetto, illustrati nel convegno ancora in corso di svolgimento a Roseto, i cui lavori sono coordinati dalla giornalista Rai Maria Rosaria La Morgia.
Le relazioni familiari e tra i sessi risultano essere quelle più “rischiose” per la donna. Una delle quattro ricerche sulla protezione e prevenzione dalla violenza di genere nelle città adriatiche mette in evidenza come, nonostante la rilevata correlazione tra vocazione turistica e possibile incremento della violenza sulle donne nel periodo estivo, la maggior parte degli episodi di violenza denunciati o seguiti dai servizi competenti sono quelli che si consumano nelle relazioni di intimità ovvero di violenza domestica.
“La violenza che si consuma tra le mura domestiche non sarà sconfitta fino a quando continuerà a essere considerata una questione familiare, un affare privato, fino a quando non ci sarà un cambiamento culturale – ha dichiarato il sindaco di Roseto Franco Di Bonaventura nel suo intervento di saluto – Per questo, è fondamentale l’impegno per la prevenzione attraverso programmi di educazione e sensibilizzazione che coinvolgano scuole, luoghi di lavoro, mezzi di informazione e tutte le articolazioni della società civile”.
“Attraverso la rete ADRIA, di cui il Comune di Roseto è capofila, vogliamo raggiungere due obiettivi – ha aggiunto l’assessore alle Politiche Sociali Teresa Ginoble – diffondere fra le vittime la cultura della denuncia e contribuire a far emergere sempre di più il fenomeno degli abusi. Solo in questo modo è possibile accompagnare le donne dal momento della denuncia delle violenze fino a quello del sostegno e dell’aiuto concreto”.
“Il fenomeno è molto ampio e in gran parte ancora sommerso – ha spiegato Andrea Bollini Direttore del Centro Studi Sociali “Don Silvio de Annuntiis”. Secondo un’indagine retrospettiva tre donne su quattro durante la crescita hanno subito esperienze sfavorevoli con influenze negative sulla vita adulta”.
Oltre alle violenze fisiche che sfociano nella morte, il Progetto Adria ha indagato tutte le altre forme di violenza esercitate ad esempio sulle bambine o anche sulle donne anziane.