Roseto. Confermata dall’azienda La Perla la decisione di chiudere lo stabilimento di Roseto degli Abruzzi. Pur apprezzando gli sforzi delle istituzioni e le soluzioni individuate per evitare la chiusura, i rappresentanti dell’azienda hanno infatti confermato il piano che prevede, per motivi strutturali, la dismissione dello stabilimento in questione e la procedura di mobilità per 76 unità su 81.
È quanto emerso dall’incontro che si è svolto questo pomeriggio, in Provincia di Teramo, alla presenza dei sindacati e di una rappresentanza di lavoratori. A confermare la decisione dell’azienda sono stati Emilio Manzotti, direttore operativo del gruppo e Giuseppe Toninelli, responsabile per l’Italia dell’azienda. Assente l’amministratore delegato, Alain Prost, con cui però Manzotti e Toninelli hanno mantenuto contatti telefonici nel corso dell’incontro.
I sindacati, rappresentati da Giovanni Timoteo ed Emanuela Loretone (Cgil), Gianluca Di Girolamo ed Emidio Angelini (Uil) e Giampiero Daniele (Cisl), hanno espresso apprezzamento per l’impegno delle istituzioni – la Regione, in particolare, aveva individuato soluzioni idonee a favorire la continuità della produzione a Roseto con costi molto inferiori a quelli attuali – ma, nel contempo, hanno stigmatizzato la decisione dell’azienda di non tornare sui propri passi.
Su proposta dell’assessore al Lavoro e alla Formazione della Regione, Paolo Gatti, l’azienda si è detta tuttavia disponibile a valutare un percorso di reindustrializzazione del sito di Roseto anche con un eventuale impegno finanziario.
Hanno partecipato alla riunione anche il presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, che ha sottolineato l’importanza di individuare comunque un piano alternativo per il reimpiego delle maestranze e gli assessori provinciale Eva Guardiani (Lavoro) ed Ezio Vannucci (Attività Produttive), che hanno confermato la disponibilità della Provincia a seguire l’evoluzione della vertenza continuando a cercare possibili soluzioni. Per la Regione ha partecipato anche il dirigente del servizio Politiche del Lavoro, Giuseppe Sciullo.
Il commento di Pio Rapagnà, presidente di Mia Casa. “L’Amministrazione Comunale di Roseto non ha fatto il proprio dovere “istituzionale” per impedire lo spostamento e la delocalizzazione delle attività produttive del Gruppo Kara-La Perla e l’abbandono dello Stabilimento e del sito industriale di Santa Lucia. Il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Rega ed i Capi Gruppo di maggioranza e di opposizione, in altre faccende affaccendati, non hanno sentito il dovere nemmeno di convocare una seduta “straordinaria e aperta” del Consiglio per “stoppare” la procedura di delocalizzazione da parte della Società di Capitali finanziari del Fondo di Investimenti statinutense Jh Parters LLC che tra i soci ha le prime cinque più prestigiose Università americane quali HARVARD, PRINCETON, STANFORD, YALE e MIT. Purtroppo, neanche le lavoratrici e lavoratori hanno accettato la proposta di farsi sentire e vedere a Roseto, riunendosi simbolicamente presso la sala del Consiglio Comunale medesimo, “proprio” per evitare altri errori e omissioni che, a quanto si apprende circa la chiusura “ingloriosa” della vertenza, si sono puntualmente ripetuti e riproposti. Siccome gli impegni occupazionali e produttivi assunti nel 1990 all’atto della approvazione del progetto industriale della KARA-La Perla, furono assunti in Consiglio Comunale e davanti ai Cittadini di Roseto, dovranno essere, adesso, gli stessi Cittadini di Roseto, di fronte al licenziamento “in tronco” delle lavoratrici e dei lavoratori, a farsi carico di dare una “risposta adeguata” alla proprietà dello Stabilimento di Santa Lucia: e non sarà certo uguale a quella “impropriamente e improvvidamente” avanzata dal Sindaco Dei Bonaventura e dalla sinistra rosetana i quali, di comune accordo e non si comprende a che fine, hanno addirittura “offerto a costo zero”, soluzioni allocative ed aree diverse dallo Stabilimento KARA di Santa Lucia, il quale certamente farà la fine della Teleco e di tutte le altre Aziende “sostitutive” della ex-Monti nate a seguito delle lotte dei lavoratori e lavoratrici di Roseto. In questi anni, ognuno ed ogni partito hanno fatto il proprio gioco, anche clientelare, e purtroppo il gioco è finito male ed a pagare saranno solo e soltanto i più deboli, cioè i lavoratori e le giovani lavoratrici, ai quali la Comunità civile di Roseto si dovrà impegnare a dare una risposta positiva e non disperata, rispetto alla crisi che si aggrava per tante famiglie e tantissimi giovani”.