E’ stato un lembo di rete da pesca, incastrato tra i denti a causare la morte del delfino che domenica scorsa è stato trovato spiaggiato a Roseto. Un maschio di quasi tre metri e per un peso superiore ai 3 quintali. Ad accertarne la morte e le cause sono stati gli esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo che avevano recuperato la carcassa del tursiope dopo la segnalazione fatta alla Guardia Costiera.
Dopo i rilevamenti morfometrici effettuati sul posto dal personale del Centro Studi Cetacei Onlus, alla presenza del personale dei Servizi Veterinari della Asl di Teramo, è intervenuta una squadra di esperti dell’IZS guidata da Nicola Ferri, responsabile del Laboratorio di Igiene, Biologia e Tossicologia Ambientale dell’IZSAM. Il dottor Ferri si è occupato delle operazioni di trasferimento in sicurezza dell’esemplare nella sede centrale dell’Istituto di Teramo dove è stata effettuata la necroscopia.
L’esame autoptico ha accertato che il delfino è morto per soffocamento, dovuto all’incarceramento dell’epiglottide. La rete da pesca infatti era arrotolata intorno al becco laringeo impedendo i normali atti respiratori all’esemplare. Come riportato dalla banca dati georeferenziata Geocetus, nel 2015 e in questi primi mesi del 2016 sono stati rinvenuti 18 esemplari di cetacei spiaggiati lungo le coste abruzzesi. L’Istituto di Teramo ha effettuato gli esami necroscopici anche al fine di garantire il monitoraggio sanitario per la ricerca di agenti infettivi e contaminanti ambientali capaci di alterare lo stato di salute del nostro mare.