Teramo. “Probabilmente saremo noiosi, e qualche amministrazione ci vedrà come dei fastidiosi polemici, ma i fatti, puntualmente, ci danno ragione. Parliamo dei continui rilievi che siamo costretti a fare sulla progettazione, e realizzazione, di percorsi ciclabili in Provincia di Teramo e non solo”.
Il duro atto di accusa di CCiclAT – Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano, e FIAB Teramo, ricordando i tanti, e spesso macroscopici, errori in tema di piste ciclabili: “si va dalla colorazione azzurra della pista ciclabile costiera di Alba Adriatica, già sbiadita (come puntualmente previsto in un nostro comunicato di qualche tempo fa, che fu oggetto di stizzita replica da parte del sindaco Piccioni), alla segnaletica blu della pista ciclabile di Teramo, quartiere Colleparco, passando, sempre a Teramo, alla ciclabile del Quartiere Gammarana, dove, nel bel mezzo della carreggiata, spunta una cabina dell’elettricità pericolosa per i ciclisti. E, sempre ad Alba Adriatica, strettoie pericolose, dissuasori di sosta utilizzati come divisori di carreggiata, pericolossissimi in caso di caduta, per non parlare dell’approssimazione di alcuni progetti, sempre realtivi a bike to coast, dove i/il progettista/i dimostra/no di non conoscere le basilari norme sulla progettazione delle piste ciclabili”.
Secondo le due associazioni “la questione è che la mobilità ciclistica, in fondo, non viene presa troppo sul serio. Certo, la bicicletta adesso è una ‘moda’ e dimostrarsi “bike friendly” attira voti, ma non parliamo di un giocattolino da regalare e dimenticare, ma di vere e proprie infrastrutture, tra l’altro considerate dal codice della strada come strade di categoria Fbis, che costano soldi e vanno pianificate, oltre che progettate come si deve. Basta, quindi, a qualche metro di ciclabile inutile; basta al mancato rispetto delle norme di legge; basta a progettisti che non sanno quello che fanno. Si parla tanto delle ricadute economiche che il progetto Bike to Coast porterà all’Abruzzo, ma qualcuno, in Regione, ha provato a fare proiezioni basate su dati veri? O ad ipotizzare il flusso di ciclisti che utilizzerà la pista costiera? Perché se l’avessero fatto si sarebbero resi conto che una ‘pistarella’ lunga 131 km, con vocazione cicloturistica, larga appena 2,50 metri (e in alcuni punti anche meno) è ampiamente insufficiente per l’uso turistico. Quindi amministratori, fate i seri, se ci credete, altrimenti non prendeteci in giro!”