Teramo. Nella provincia di Teramo è in corso un vero e proprio “massacro sociale”. Le fabbriche chiudono una dopo l’altra, cresce il numero di giovani disoccupati e aumenta a dismisura la percentuale di cassa integrazione straordinaria, che altro non è se non l’anticamera del licenziamento.
E’ un quadro a dir poco drammatico quello dipinto da Giampaolo Di Odoardo, che questa mattina, in una conferenza stampa, ha presentato i numeri allarmanti dell’occupazione nella provincia di Teramo. Una provincia che fino a poco tempo fa era considerata baluardo dell’economia locale, ma che ora “è diventata il sud di nessun nord”.
“Quando si prenderà coscienza di questa situazione?” si chiede Di Odoardo. “Per la prima volta è il ceto medio ad essere in crisi e questo è un dato che si deve assolutamente registrare”. Una cifra su tutte: in Abruzzo, ammontano a oltre 9 milioni le ore di cassa integrazione straordinaria; di queste, oltre 6 milioni interessano la provincia di Teramo. “Un dato davvero preoccupante, soprattutto se si considera che nel territorio teramano non vi sono grandi nuclei industriali. La situazione è critica soprattutto per i giovani”.
Secondo i dati forniti dalla Cgil, infatti, su una popolazione di circa 50mila giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, il tasso di disoccupazione è pari al 14,3% (in aumento rispetto al dicembre 2009), mentre il tasso di inattività è pari al 33,2% (cresciuto del 2.1% nei primi sei mesi del 2010).
“Oggi possiamo parlare di un vero e proprio caso Teramo. I giovani non hanno più prospettive per il futuro, non sanno nemmeno cos’è il futuro. Tanto vale insegnare loro solo il tempo presente a scuola! Prima c’era il mito del posto fisso, poi si è passati alla speranza del contratto a termine. Ora è stato superato anche questo concetto e si è passati agli stagisti. Quando c’è una crisi così violenta in atto, è chiaro che ci si adegua a fare tutto”.
Eppure, spiega ancora Di Odoardo, proprio nella provincia di Teramo è stato sottoscritto un protocollo firmato da tutte le sigle sindacali e da tutti i rappresentanti del mondo del lavoro. Un protocollo contenente idee e proposte di rilancio economico, nei confronti del quale tuttavia le istituzioni non hanno mostrato alcun interesse. “C’è qualcosa che non va a Teramo e questo è chiaro: come mai per ogni fabbrica che chiude si aprono quattro sportelli bancari? Cosa sta succedendo? In questa provincia è in atto un massacro sociale. Certo, ci sono settori che resistono, come l’agroalimentare, ma per il resto c’è solo una grande desertificazione. Bisogna prenderne atto”.
Marina Serra