Una battaglia comune, portata avanti da 10 regioni per impedire che l’Adriatico si trasformi in un’intera deriva petrolifera e soprattutto per fare in modo che le concessioni per la ricerca e l’estrazione degli idrocarburi abbiano una scadenza. La questione interessa soprattutto la fascia entro le 12miglia dalla costa.
Alla Torre di Cerrano si sono ritrovati sindaci e amministratori delle città costiere teramane che appoggeranno il referendum del 17 aprile prossimo. Onori di casa del primo cittadino di Pineto Robert Verrocchio che ha illustrato l’importanza di questo referendum. Presente anche il professor Enzo Di Salvatore del coordinamento No Triv, oltre a rappresentanti di associazioni ambientaliste.
“Gli italiani sono chiamati ad esprimersi sul fatto”, ha spiegato il professor Di Salvatore, “che le concessioni esistenti debbano avere una scadenza. E non invece come la legge di stabilità 2016 che prevede che non abbiano affatto una scadenza”.
Battaglia, quella contro le trivelle, che era stata avviata qualche anno fa da Luciano Monticelli, oggi consigliere regionale del Pd, all’epoca dei fatti sindaco di Pineto.
“L’Area Marina Protetta del Cerrano”, ha spiegato l’esponente del Pd, “nacque anche con lo scopo di contrastare il rischio di una proliferazione di trivelle. Non dimentichiamoci che la Petrol Celtic proprio dinanzi a queste coste, a poche miglia, aveva intenzione di piazzare una piattaforma”.
La presenza delle trivelle nell’Adriatico, come ha ricordato lo stesso professor Di Salvatore, potrebbe avere ripercussioni di carattere ambientale, danneggiando irreparabilmente la risorsa primaria dell’Abruzzo che è il turismo e soprattutto lo sviluppo di quel concetto legato al turismo ecosostenibile.
Il 17 aprile dunque un fronte unico per bloccare le multinazionali del petrolio e per obbligare il Governo centrale a varare nuove norme a tutela dell’Adriatico, del suo ambiente e delle regioni bagnate da questo mare.