Sant’Egidio alla Vibrata. L’ordinanza di chiusura del bar viene annullata, dopo 6 anni dall’avvio del contenzioso.
Il privato vince la battaglia e il Comune di Sant’Egidio dovrà indennizzarlo per i mancati guadagni sopportati nei circa 40 giorni di chiusura forzata del bar.
La giustizia, soprattutto quella amministrativa, non è velocissima, ma quando arriva poi definisce bene le situazioni. Il caso è quello che ha visto contrapposti il Comune di Sant’Egidio e la società proprietaria di una nota area di servizio, con annesso bar-ristoro.
Vicenda sfociata in un contenzioso nel gennaio del 2010, con l’ordinanza di chiusura per oltre 40 giorni del pubblico esercizio, ma in realtà nata diversi lustri prima
Nel 1994 la società proprietaria dell’area di servizio aveva presentato un’istanza per il rilascio di una licenza commerciale. Nei 60 giorni da parte dell’Ente non è stata fatta nessuna comunicazione contraria al riguardo e da qui l’avvio dell’attività in virtù del silenzio assenso. I problemi sono nati successivamente (anni dopo) con il diniego del condono edilizio, dell’agibilità. Il tutto condensato poi con un’ordinanza dirigenziale di chiusura del locale. Già all’epoca, era il 2010, il tribunale amministrativo aveva concesso la sospensiva del provvedimento: il bar aveva ripreso a funzionare. Ora arriva la sentenza di merito, che “boccia” l’ordinanza del Comune, che oltre al pagamento delle spese legali, ora dovrà indennizzare la società per i mancati incassi per il periodo di chiusura. Il Tar ha stabilito che nel termine di 30 giorni il Comune dovrà liquidare il “danno” sulla scorta di un conteggio presentato dal privato sulla scorta di precisi criteri. Fatturato calcolato mediamente nei mesi precedenti la chiusura (con la detrazione delle spese sostenute per personale utenze e spese fisse).