Alba Adriatica. Prima era stato scarcerato Sante Spinelli, ora tornano in libertà anche i cugini Elvis e Danilo Levakovic. I tre rom coinvolti nell’omicidio di Emanuele Fadani, l’imprenditore di Alba Adriatica aggredito e ucciso a pugni lo scorso novembre, sono tutti liberi.
Il gip del tribunale di Teramo, Marina Tommolini, infatti, ha firmato il decreto di scarcerazione per i cugini Levakovic (Spinelli era stato già scarcerato in aprile, mentre ora è dietro alle sbarre per un’altra vicenda) per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il provvedimento, che è subito rimbalzato ad Alba e che ha generato ovvie reazioni di sconcerto e di rabbia, è stato motivato con il fatto che nello specifico, secondo il giudice delle indagini preliminari, la barbara uccisione di Fadani va inquadrata come omicidio preterintenzionale (oltre l’intenzione di uccidere) e non come omicidio volontario (commesso con dolo). Al di là di quelle che sono le conclusioni del giudice, l’elemento inconfutabile è che da ieri, venerdì 9 luglio, Elvis Levakovic (che durante un interrogatorio ha ammesso di aver colpito con un pugno, poi fatale, Emanuele Fadani) e Danilo Levakovic dopo 7 mesi sono liberi, fuori dal carcere, dove erano finiti, in momenti diversi, all’indomani dell’uccisione dell’imprenditore di Alba. Mentre Danilo Levakovic e Sante Spinelli erano stati arrestati qualche ora dopo l’episodio di sangue (verificatosi in viale Mazzini), Elvis Levakovic si era nascosto in una palazzina di Alba, per poi essere acciuffato nel giorno del funerale di Fadani. Da ieri, dunque, due dei tre rom coinvolti nell’omicidio di Alba, sono tornati liberi, per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Nei giorni scorsi, infatti, la pubblica accusa aveva depositato l’avviso di conclusione delle indagini, ravvisando una responsabilità di tutti e tre gli zingari nella barbara aggressione di Fadani, accusati di omicidio volontario aggravato da motivi abbietti. Indagini concluse con un ricorso che pende in Cassazione, relativo alla scarcerazione di Sante Spinelli (tornato in carcere per altri motivi), presentato dalla stessa procura di Teramo, il cui esito è atteso per settembre. Linea dura, quella seguita dalla pubblica accusa, che però viene decisamente ammorbidita dopo il decreto firmato dal gip.
La reazione di Forza Nuova. La federazione provinciale teramana del movimento Forza Nuova esprime sconcerto di fronte alla scarcerazione dei due rom accusati dell’omicidio Fadani. “Qui non si tratta più di un problema di giustizia o ingiustizia2 è il commento di Marco Forconi, segretario provinciale del movimento “bensì di vita o di morte, di sopravvivenza. Non è più concepibile guardare, inermi, la nostra terra stuprata ed il nostro popolo spogliato della propria dignità e dei propri diritti. Vorremmo seriamente poter riporre affidamento nella legge e nella magistratura, ma la diffidenza ha raggiunto e superato ogni limite. Siamo davvero rattristati nel comunicarlo, ma da oggi fino al giorno del processo inizieremo a mobilitare localmente le centinaia di iscritti e militanti del movimento, nei modi e nei tempi che più riterremo opportuni, senza escludere atti estremamente radicali ed impopolari. Il teramano ed il pescarese la smettano di farsela nei pantaloni e trovino l’orgoglio di reagire. Forza Nuova, volenti o nolenti, è la vostra unica speranza”.
La reazione del Collettivo Autonomo per la Rifondazione Comunista di Pescara. “Arrivano puntuali le reazioni dei fascisti e i loro soliti deliri hitleriani! Forza Nuova (che lo ricordiamo è stata dichiarata recentemente dalla Cassazione come un movimento neonazista) farebbe meglio a vergognarsi piuttosto che lanciare proclami di guerra. Proprio loro che hanno difeso degli accoltellatori a Teramo e che stanno usando le paure delle popolazioni per i loro scopi personali, per tornare al potere come meglio gli riesce fare, con l’uso determinato e discriminato della violenza. Restiamo sbigottiti di fronte all’ipotesi di un’occupazione nazista e fascista di alcune città dell’Abruzzo da parte di questi esseri anticostituzionali ed antidemocratici. Pescara non merita d’essere vilipendiata tutti i giorni a causa della presenza di questi fanatici guidati dal loro ‘duce’ Forconi, sconosciuto fino a qualche anno fa e ci sembra addirittura assurdo che qualsivoglia istituzione, a partire dagli organi di polizia, non abbiano ancora preso le giuste e dovute precauzioni per bloccare questi mostruosi tentativi di riabilitazione del manganello e dell’olio di ricino e possa anche solo valutare di sostenere e legittimare una tale provocazione e messa in discussione dei momenti e valori fondanti della nostra democrazia. Il collettivo, insieme a una moltitudine di soggetti individuali, vuole promuovere un’immagine di Pescara assolutamente solidale ed antirazzista e non smetterà mai di rendere note le criminali azioni di poche decine di esaltati che nulla hanno a che vedere con la storia partigiana ed antifascista della città e dell’Abruzzo”.