La Veco chiude i battenti. La comunicazione ricevuta qualche giorno fa dai lavoratori esplode del tutto in una conferenza stampa convocata all’interno di Confindustria a Teramo, nella quale l’azienda scopre le carte, trovando l’appoggio del sindaco Paolo Camaioni e del presidente di Confindustria Agostino Ballone.
“Siamo bloccati – fa sapere l’avvocato nominato dall’azienda, Nicola Sotgiu – per questo abbiamo avviato la procedura di mobilità per i lavoratori. Vi sono indagini della procura di Teramo per ipotesi di reato di natura ambientale che ci hanno ulteriormente complicato la vita. Una fonderia ha ovviamente un impatto sull’ambiente e la proprietà per prima si è posta il problema. La struttura è stata costruita negli anni ’60 in aperta campagna, nel corso degli anni si è sviluppata un’area urbana tutto intorno. L’impatto sui cosiddetti vicini di casa è stato inevitabile. Le emissioni autorizzate sono state ridotte e investiti due milioni di euro per smantellare i cubilotti (carbone bruciato; ndg). Questa tecnica non è più praticata, ad esempio. Dal 2010 la tecnologia impiegata è molto più pulita, oltre ad un milione di euro impiegato per evitare la diffusione di polveri”.
“L’azienda vuole fare ulteriori investimenti – prosegue l’avvocato – parliamo di impatto sulla popolazione e non di salute della gente, perché nessuno è al rischio stando ai nostri riscontri e a quelli delle autorità. E’ problematico però farli quando l’azienda è chiusa, nonostante la drastica riduzione di emissioni. La Veco rispetta le normative ambientali vigenti, se ci consentono di farlo ulteriormente andremo ancora oltre. La Regione deve chiudere un procedimento che dura da tre anni”.
Ballone, presidente di Confindustria Abruzzo, dà man forte alla Veco: “Sono vicino all’azienda, storicamente associata a Confindustria. Ha sempre operato nel rispetto delle normative ed è sempre stata presente sul mercato. Sosteniamo la Veco nelle sue battaglie e rilevo che per ragioni burocratiche mettiamo a rischio un’azienda importante. Il nostro sistema industriale non lo può più tollerare, la dirigenza non può fuggire rispetto alle proprie responsabilità”.
A Teramo arriva anche il sindaco di Martinsicuro, Paolo Camaioni: “E’ una notizia che ho appreso lunedì – commenta – Stando così le cose, non voglio rassegnarmi alla chiusura di questa azienda. Sulla base delle prescrizioni regionali, ha adempiuto in parte e questa mancanza di chiarezza fa male, ad 80 lavoratori che sono 120 con l’indotto e al tessuto imprenditoriale. Occorre salvaguardare la salute dei cittadini, ma non può essere scollegata dall’occupazione che in questo momento è vitale. Per quanto nelle mie possibilità, cercherò di condurre un’azione che possa scongiurare la chiusura. Voglio ringraziare l’assessore Lolli per l’enorme lavoro che sta facendo e invito chi non è portatore di chiarezza a darsi da fare”.
Non hanno voluto invece rilasciare dichiarazioni Anna Vecchiotti, legale rappresentate della Veco e Carlo Azzolina, direttore di stabilimento.
“E’ una situazione assurda, ognuno accusa l’altro – tuona la Fim Cisl – Un’azienda che lavora e gode di ottima salute, non si capisce perché debba chiudere. I lavoratori l’hanno presa malissimo e hanno pochissimo tempo per accedere alla mobilità, si rischia di perdere un anno di ammortizzatori sociali. Presenteremo un esposto alla procura della Repubblica per accertare i fatti. Perché non c’è Renzo Di Sabatino? Nella sua provincia stanno chiudendo troppe fabbriche”.