Tortoreto. Era tutto pronto. L’attesa dei genitori per la primogenitura, quella dei nonni e dei parenti. Si sarebbe chiamata Carola. Anzi, si chiamerà per sempre Carola, anche se non ha mai visto la luce.
Sono trascorsi alcuni giorni, c’è l’inchiesta aperta dalla magistratura, ma l’amarezza e la rabbia per l’esito della vicenda (il cuore della piccola Carola ha smesso di battere nel pancione della mamma), emergono lineari nelle parole degli involontari protagonisti. Una giovane coppia di Tortoreto, in procinto di mettere alla luce il loro primo figlio.
Rabbia e commozione si miscelano nel racconto della coppia, che vive a Tortoreto. Ora, come detto, c’è un percorso di natura giudiziaria. Con l’esposto-denuncia presentato dalla famiglia, attraverso il legale. L’apertura dell’inchiesta (titolare è il sostituto procuratore, Luca Sciarretta) e con un indagato. Un ginecologo che lavora all’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero.
A spingere la giovane coppia a puntualizzare alcuni aspetti (a prescindere poi dal percorso giudiziario della vicenda) è stata la nota della Asl di Teramo, che ha parlato di correttezza delle procedure cliniche del caso. Ma c’è una fase, quella che intercorre dal compimento dei nove mesi, al momento di quella che viene definita in gergo “morte bianca”, che la famiglia vuole ricostruire.
“Tutto questo è accaduto solo per negligenza di chi mi ha seguito durante la gravidanza”. La giovane donna, infatti, per tutto il periodo della gestazione è stata seguita nello studio privato del professionista.
Quello di Carola era un parto programmato. Una gravidanza regolare, senza problemi. I nove mesi erano stati compiuti il 3 di ottobre. Poi la settimana canonica di attesa. Una nuova visita in ambulatorio (privato) il 10 di ottobre prima del ricovero programmato. “Anche in quella occasione”, raccontano, ” è stato detto che tutto era bene”. Però l’aspetto che più alimenta il rammarico (e la rabbia) verte sul fatto che la donna non sia stata fatta partorire prima. Prima del ricovero programmato, visto l’arco di tempo trascorso. Forse ora staremmo a raccontare una storia diversa. Una storia di gioia e non di dolore, di accuse e di carte bollate.
” Perchè non sono stati anticipati i tempi del parto”, ripete la giovane donna, ” con una gestazione di 41 settimane e 3 giorni e con un feto del peso di 3 chili e 850 grammi?. Nessuna visita fatta dal 10 di ottobre.E’ stato perso troppo tempo”. Domande ricorrenti. Al pari del racconto del mattino del ricovero programmato in ospedale, quando attraverso il monitoraggio del pancione della mamma, si scopre che il cuoricino di Carola ha smesso di battere. Forse qualche ora prima dello stesso ricovero. Ore forse fatali.
Come è noto, l’autopsia effettuata dall’anatomopatologo, Margherita Neri, ha ha stabilito che la morte è stata causata da asfissia, in attesa ovviamente di ulteriori esami da effettuarsi per stabilirne l’origine. Si è parlato anche della formazione di una sorta di briglia nel cordone ombelicale, all’origine del tutto.
Una brutta storia, che ovviamente non finisce qui. Oltre alla denuncia e all’inchiesta, la famiglia della bimba mai nata vuole lavorare ad un vero e proprio dossier su quello che non funziona nel reparto di neonatologia dell’ospedale di Sant’Omero, da tanti visto come eccellenza e che ha spinto la stessa giovane coppia a rivolgersi proprio a quella struttura. Giudizio che per la coppia non può che non essere negativo, alla luce di quello che è accaduto.
“Invitiamo tutti coloro che hanno incontrato sofferenze fetali e situazioni complicate in fase di parto”, dicono, ” a mettersi in contatto con noi e condividere le esperienze”. Il contatto è: carola-antonia@libero.it