Operazione Alba Orientale, la procura chiede il processo per 90 indagati

operazione_alba_orientale3Alba Adriatica. Novanta richieste di rinvio a giudizio per i permessi facili ai cinesi. L’inchiesta sui falsi ricongiungimenti familiari, che ha coinvolto professionisti, titolari di agenzie immobiliari, imprenditori cinesi, e anche in vigile urbano, è entrata oramai nella seconda fase.

Nelle ultime ore, infatti, il titolare dell’inchiesta (il sostituto procuratore David Mancini) ha chiesto il rinvio a giudizio per oltre 90 persone finite, a vario titolo, nell’inchiesta avviata dalla squadra mobile di Teramo nel 2007. Il provvedimento adottato del pubblico ministero, nella fattispecie, chiude gli aspetti legati all’indagine  e aprono la fase processuale, visto che ora spetterà al Gup decidere sulle richieste di rinvio a giudizio. Le richieste di rinvio a giudizio riguardano sia le persone arrestate lo scorso novembre (45, tra i quali 9 albensi), che il resto delle persone indagate, per le quali la procura ipotizza il reato di concorso in attività illegali, finalizzate al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Al vertice del meccanismo di falsi ricongiungimenti familiari, che poi favorivano l’ingresso in Italia di clandestini, attraverso false attestazioni, ci sarebbero proprio personaggi di Alba Adriatica, che poi sono stati destinatari di ordini di custodia cautelare. Tra questi: Giuliano Boffi (commercialista), la moglie Giovanna Di Lorenzo, Giuliana Esposito, Gino Bruni (agenti immobiliari), Massimo Ritrecina (vigile urbano), Antonio Di Gennaro, Lanfranco Marziale (tecnici) e la moglie Miriam Bacà. Tra i nomi finiti nell’inchiesta, figura anche quello dell’assessore al turismo Pierluigi Marziale (come proprietario di un alloggio affittato ai cinesi), per il quale è stata avanzata, al pari degli altri indagati, la richiesta di rinvio a giudizio.

 

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