I tre curatori fallimentari nominati dal tribunale di Teramo a seguito della sentenza di fallimento che ha investito il Cirsu, il consorzio intercomunale per i rifiuti solidi urbani, hanno varcato i cancelli della struttura di Grasciano.
Il presidente Angelo Di Matteo ha messo a disposizione di Gabriele Bottini, Eda Silvestrini e Carlo Arfè, indicati dal giudice Giovanni Cirillo di occuparsi di tutti gli aspetti inerenti il Cirsu, tutta la documentazione riguardante il consorzio, a cominciare dallo stato patrimoniale.
L’elemento che è emerso in questi ultimi giorni è che a differenza del fallimento di Sogesa, che era il braccio operativo del Cirsu e di cui si erano praticamente quasi persi tutti gli atti relativi allo stato patrimoniale e alla contabilità, la situazione organizzativa e burocratica del consorzio ha permesso ai tre curatori di entrare in possesso immediatamente della documentazione.
Per adesso l’attività negli impianti di Grasciano va avanti, non sono stati apposti i sigilli e l’assemblea dei sindaci dei sei Comuni consorziati (Giulianova, Roseto, Mosciano, Notaresco, Bellante, Morro D’Oro) è in attesa di incontrare il giudice Cirillo e i tre curatori per chiedere che la struttura possa continuare ad operare.
Jwan Costantini, coordinatore di Forza Italia di Giulianova, attraverso il proprio canale youtube definisce il Cirsu un carrozzone politico voluto dal centro sinistra e attacca il sindaco Francesco Mastromauro per aver approvato il piano di ricapitalizzazione del Cirsu per un investimento complessivo di circa 4milioni di euro. Costantini vuol vederci chiaro e annuncia che nei prossimi giorni le carte del Cirsu saranno esaminate sotto la lente di ingrandimento.
Intanto, il presidente del consorzio Di Matteo in settimana potrebbe convocare una conferenza stampa per parlare del fallimento Cirsu e soprattutto per annunciare il ricorso, impugnando la sentenza, perché ci sono alcuni elementi non veritieri, come la presunta inattività dell’impianto, su cui il provvedimento del tribunale fallimentare si fonda. E poi ci si chiede come mai il fallimento è arrivato proprio all’indomani dell’esaurimento della capacità dell’invaso e con la seconda discarica, “Grasciano 2” ormai pronta a decollare.