Sale a tre mesi e mezzo il periodo di fermo pesca volontario nel mare antistante la provincia teramana, arrivando fino alla fine di settembre. La decisione, presa anche al riscontro avuto dal continuo monitoraggio dell’ambiente, svolto in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico, ha stabilito che il territorio a disposizione delle 83 unità da pesca ha una buona disponibilità di novellame, con la presenza di vongola ancora in fase di crescita. Ma per una parte di vongolari la situazione comincia a farsi difficile vista la mancanza di spazi concreti sui quali poter lavorare.
“Vogliamo ancora una volta ribadire”, si legge in una nota a firma di Walter Squeo di Federpesca e Mattia Di Giovanni di Cogevo, “che lo specchio d’acqua destinato alla pesca delle vongole per il nostro compartimento è di circa 50 km su 60 km. A quest’ultima bisogna togliere i 7 km destinati all’Area Marina protetta e zone non idonee alla pesca considerando, poi, che le vongole crescono fino ad un massimo di 1,5 km dalla costa. Con il territorio rimasto a disposizione rimane difficile far coincidere le esigenze lavorative con il giusto rispetto dell’ambiente e, pur di rispettarlo, si arriva a decidere questi fermo-pesca prolungati”.
Per i vongolari, che lamentano anche una presa di posizione da parte delle istituzioni come è avvenuto, invece, per altre categorie di lavoratori, è necessario trovare una soluzione che possa andare incontro anche alle esigenze di coloro che dal mare traggono la propria fonte di sostentamento.
Inoltre, ben vedendo tutte le iniziative come la proposta lanciata durante il convegno “Nutrire il mondo”, che vede la promozione di piante acquatiche per produrre odori come il basilico, i vongolari sottolineano la priorità che forse si dovrebbe dare alle vongole che, ben prima di questa nuova tecnica, ha di fatto nutrito intere generazioni.