Martinsicuro. “ Il capo d’imputazione, così come formulato, avrebbe dovuto trovare come destinatari il Comune di Martinsicuro e i responsabili dei vari uffici tecnici”. Non si è fatta attendere la replica, anche stizzita nei toni, della società proprietaria del centro affari “ Il Grillo” struttura commerciale in parte sottoposta a sequestro ieri mattina, dagli uomini della forestale, per presunti abusi di natura edilizia ed urbanistica.
I responsabili del centro, attraverso il legale Tonino Cellini, hanno diramato una nota nella quale precisano alcuni aspetti legati all’ordinanza di sequestro giudiziario, disposto dal gip Marina Tommolini (su richiesta del pm Roberta D’Avolio), e quelle che saranno le future mosse. In primo luogo, infatti, i legali della società proprietaria del maxi-centro commerciale e direzione impugneranno il decreto di sequestro parziale della struttura al tribunale del Riesame. Il punto, però, è un altro e nelle pieghe della nota, si evince a chiare lettere. “ Va precisato” si legge ancora, “ che tutti gli atti amministrativi rilasciati dal Comune di Martinsicuro per la realizzazione del centro (una parte è stata collaudata, la restante invece ancora no e ora è stata sequestrata, ndc), sono legittimi, in quanto non sono stati mai annullati, né dall’ente per autotutela, né per via giudiziaria dal tribunale amministrativo”. La sensazione, diffusa, è che il provvedimento adottato dalla magistratura di Teramo sia solo la punta di un iceberg, visto che la nascita de “ Il Grillo” è stata molto tribolata e al centro di una diatriba, ancora non sopita, tra l’ente e la proprietà. Mercoledì mattina, gli uomini della corpo forestale dello Stato hanno sottoposto a sequestro una parte della struttura (12mila metri quadrati) che, secondo l’indagine della procura, sarebbe in esubero rispetto alla progettazione originaria. Gli immobili sequestrati, oramai quasi terminati, ma non ancora occupati, avrebbero dovuto ospitare un albergo e alcuni esercizi commerciali. Nella stessa ordinanza del gip, inoltre, sono indagate cinque persone (i due amministratori della società e i progettisti), ma non è da escludere che la stessa inchiesta possa allargarsi e magari ravvisare altri livelli di presunte responsabilità.