False assunzioni di cinesi, arresti e denunce a Sant’Egidio

carabinieriSant’Egidio. Il fronte si allarga e l’inchiesta sulle false assunzioni di colf e badanti produce un nuovo arresto e la denuncia di altre 8 persone tra imprenditori e comuni cittadini compiacenti. Questa mattina i carabinieri della stazione di Sant’Egidio alla Vibrata, diretti dal maresciallo Mario De Nicola, hanno notificato un ordine di custodia cautelare ai danni di Biwu Deng di 37 anni, imprenditore cinese titolare di una camiceria. La misura cautelare, emessa dal gip del tribunale di Teramo, Giansaverio Cappa (pm Stefano Giovagnoni), è frutto di una intensa attività d’indagine dei carabinieri della locale stazione, in collaborazione con i militari del nucleo ispettorato del lavoro (diretti dal maresciallo Vincenzo Maselli). L’imprenditore è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, finalizzata all’ingiusto profitto, e concorso in falso ideologico. Nella stessa ordinanza del gip, inoltre, sono stati indagati e denunciati quattro imprenditori extracomunitari, tre cinesi e 1 albanese (accusati di concorso in falso ideologico), e quattro italiani (due di Civitella del Tronto, uno di Nereto e uno di Tortoreto), indagati con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina finalizzata all’ingiusto profitto. Il sistema portato allo scoperto dagli inquirenti, altro non è che la natura prosecuzione di un filone d’inchiesta che sta facendo luce su una serie pratiche relative alla regolarizzazione, come colf e badanti, di cittadini di etnia cinese, che poi una volta ottenuto il permesso di soggiorno in maniera fittizia, venivano impiegati in altre attività. A quanto pare, anche in questo caso, tutte le pratiche sarebbero state effettuate in uno studio commerciale del posto. Sistema, questo, che è stato riscontrato anche questa mattina, quando i carabinieri hanno fatto irruzione dell’azienda di Biwu Deng, ed hanno trovato al lavoro una decina di cinesi, in regola con le norme per la permanenza in Italia di extracomunitari, ma permesso ottenuto con delle false dichiarazioni, visto che gli stessi risultavano essere alle dipendenze, come collaboratori domestici o badanti, alle dipendenze di prestanome. Va detto, che i cinesi “regolarizzati” pagavano per istruire le varie pratiche e i soldi finivano sia nella tasche del mediatore cinese (arrestato questo mattina), che in quelle dei prestanome. Con l’operazione perfezionata questa mattina, nell’inchiesta sulle false regolarizzazioni di colf e badanti, sale a 25 il numero delle persone indagate, mentre in carcere sono finiti due imprenditori cinesi, che svolgevano mansioni da intermediari.

 

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