Alba Adriatica. Cospicui finanziamenti bancari e crediti ottenuti dai fornitori dietro la presentazione di falsi bilanci. E’ una truffa accertata di almeno di 1milione di euro, che abbraccia istituti di credito e società di diverse località italiane, quella che è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Giulianova, con il supporto del nucleo tributario di Reggio Emilia e Trapani.
L’indagine, partita da Martinsicuro un anno fa, questa mattina si è concretizzata con l’arresto di tre persone, tra le quali un noto dottore commercialista di Alba Adriatica (Danilo D’Ambrosio). Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal Gip del tribunale di Teramo sono quattro: per il commercialista di Alba, due professionisti di Reggio Emilia e Trapani e per un imprenditore di origini marchigiane, ma residente ad Alba, che al momento è irreperibile. Nella stessa inchiesta denominata “Ex-novo” sono coinvolte altre quattro persone (residenti nelle province di Teramo, Macerata e Trapani) per le quali è scattata una semplice denuncia. I destinatari delle misure cautelari, notificate questa mattina, sono accusati di vari reati: associazione a delinque, truffa, mendacio bancario, falsificazione di atti pubblici, sostituzione di persone, falsificazione di documenti identificativi, reati tributari e falso in bilancio. Nel corso della stessa indagine, i militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato in Abruzzo e in varie regioni (Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Sicilia) numerosi contratti stipulati con vari istituti bancari, utili per ottenere finanziamenti. Tutta l’inchiesta è partita da Villa Rosa di Martinsicuro (sede di una delle banche truffate), dove sono stati scoperti una serie anomali e ingenti investimenti finanziari a beneficio di un’azienda che produce articoli in pelle. Viaggiando a ritroso nel tempo, i finanzieri hanno ricostruito tutto il sistema, che secondo gli inquirenti aveva una mente: l’imprenditore di Alba al momento ricercato. Tutto sarebbe stato originato, nel 2003, dalla riattivazione di una società inattiva, che poi avrebbe rappresentato lo specchio per le allodole attorno al quale costruire una serie di documenti fittizi utili per strappare ingenti finanziamenti. Attraverso una serie di operazione fittizie, infatti, e grazie alla collaborazione di esperti del settore creditizio, le persone coinvolte nell’inchiesta, avrebbero presentato alle banche e ai fornitori delle false credenziali per 10milioni di euro. Questo sistema avrebbe consentito, nel tempo, di ottenere finanziamenti dalle banche e forniture di beni materiali. Le somme venivano erogate portando allo sconto fatture, che poi si sono rivelate false,con operazioni commerciali nelle quali figuravano anche imprenditori all’oscuro di tutto. I capitali, una volta reperiti, venivano destinati all´acquisito di beni di lusso ed in parte reimpiegati nel finanziamento di aziende riconducibili agli stessi inquisiti. L´attività’ degli investigatori e’ ancora in corso in quanto non si esclude il coinvolgimento di altre persone.