Omicidio Fadani, la rabbia di familiari e amici dopo la scarcerazione di Spinelli

emanuele_fadani__5Alba Adriatica. “ Mi vergogno di essere italiano. Dopo la scarcerazione di una delle persone coinvolte nell’omicidio di mio fratello, ci sentiamo presi a schiaffi dalla giustizia”. Pesano come macigni le parole di Fabrizio Fadani, fratello di Emanuele, dopo aver appreso la decisione del gip del tribunale di Teramo, che ha disposto la scarcerazione di Sante Spinelli, uno dei tre rom coinvolti nell’eccidio del commerciante di Alba, massacrato a calci e pugni lo scorso 11 novembre.

Quelle dei familiari di Emanuele, sono parole forti, ma perfettamente comprensibili, di chi ha accumulato il dolore straziante, per la perdita del loro congiunto, e la delusione per uno sviluppo di natura giudiziaria (la scarcerazione di Sante Spinelli, perché secondo il gip Marina Tommolini sarebbero venute meno le prove di colpevolezza) per certi versi inaspettato. “ Siamo tutti sconcertati ad Alba “aggiunge Anita, madre di Emanuele, “ per questa decisione”. Ad Alba, e non potrebbe essere altrimenti, il provvedimento assunto dal gip ha avuto l’effetto di alimentare un clima di tensione, misto ad una malcelata delusione. La rabbia dei familiari del giovane commerciante, è la stessa degli amici che ieri pomeriggio, una volta appresa la notizia della scarcerazione del rom, hanno inscenato una protesta plateale, incatenandosi davanti ad un bar cittadino. Nei prossimi giorni, comunque, non sono da escludere altre iniziative di sensibilizzazione sulla vicenda. In serata si è tenuta anche una riunione dell’associazione “ Per non dimenticare” nata sull’onda emotiva dell’omicidio Fadani, che ha diffuso una nota. “L’associazione esprime il profondo rammarico” si legge, “ per la scarcerazione di Sante Spinelli. L’associazione si chiede come sia possibile che anche se coinvolto marginalmente nell’omicidio Fadani, il rom sia stato rilasciato solo dopo 3 mesi. Nonostante l’impegno e le numerose iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e la fiducia espressa verso le autorità preposte, ci si trova nel limbo della responsabilità civile e penale ove i cittadini tutti si sentono orfani della giustizia”.

 

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