Teramo. Aveva accusato il comandante dei vigili urbani e un altro collega di molestie sessuali. Molestie alle quali si era aggiunto, secondo la sua versione, anche il mobbing, per il quale aveva denunciato anche un terzo agente di polizia municipale.
Accuse che nel 2013 erano state archiviate dal gip Giovanni De Rensis e che questa mattina sono costate alla vigilessa teramana Anna Capponi, al termine del processo con rito abbreviato davanti al giudice Flavio Conciatori, una condanna ad un anno e 4 mesi per calunnia. Condanna che ha riguardato solo la calunnia in relazione alle presunte molestie sessuali, mentre la donna è stata assolta dalla calunnia relativa alle accuse di mobbing. “Questo è solo il primo passo – ha commentato uno dei due legali della vigilessa, l’avvocato Daniele Fabrizi del foro di Roma – Adesso aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza e poi procederemo con il ricorso in appello”.
La vicenda che ha visto finire a processo la donna risale ad alcuni fa, quando dopo essersi messa in malattia ha denunciato per molestie sia il comandante dei vigili Franco Zaina che un suo collega, sostenendo anche di essere stata vittima di mobbing da parte dei due uomini e di un terzo vigile urbano.
Accuse che erano finite sul tavolo del pm Laura Colica, che dopo aver aperto un fascicolo aveva ascoltato una trentina di colleghi e colleghe della donna che avevano smentito che in ufficio ci fosse un clima da caserma così come l’esistenza di atteggiamenti molesti o di un clima persecutorio nei confronti della vigilessa. E così nel 2013 le accuse rivolte dalla donna ai colleghi erano state archiviate dal gip su richiesta della Procura, mentre la vigilessa era finita prima indagata e poi a processo per calunnia.