Teramo, quale futuro per i 90 precari della Provincia?

provincia_teramoTeramo. Sono in tutto 90 i lavoratori precari della Provincia di Teramo: 40 hanno un contratto a tempo determinato e prossimo a scadere, 50 sono invece quelli con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Per loro il futuro non è affatto roseo in quanto la giunta Catarra non ha previsto, al momento, alcun piano di stabilizzazione che avrebbe dovuto interessare in modo particolare i 40 lavoratori con un contratto a termine.

La preoccupazione dei precari di ritrovarsi da un giorno all’altro sbattuti fuori o inseriti all’interno di una società in house con partecipazione pubblica, senza un futuro certo, è elevata. Ma l’Ente Provincia va dritto per la sua strada con un piano di intervento che lascia più di un dubbio. L’Amministrazione Catarra si è affidata ad un consulente, Venanzio Cretarola, amministratore delegato della società Poseidon, le cui quote sono di proprietà del Comune di Nettuno.
Cretarola ha proposto in pratica alla Giunta Catarra di creare una società di servizi a totale partecipazione pubblica (Teramo Lavoro) per assorbire gli attuali precari dell’ente, una novantina in tutto. Il piano di intervento non piace ai lavoratori e soprattutto alle organizzazioni sindacali che considerano tale intervento con un fine solo apparentemente nobile.

In realtà, secondo i diretti interessati, la società in house, ovvero a partecipazione totalmente pubblica, nasconderebbe ben altri fini: gestire liberamente e autonomamente il personale precario attuale, decidendo se e come farlo rimanere; soddisfare le clientele creando altro precariato tramite nuove assunzioni; svuotare i settori dell’ente di potere effettivo, facendo della società il braccio operativo dell’amministrazione. Se così fosse, il personale di questa società rimarrebbe a lavorare formalmente sotto il coordinamento dei dirigenti dell’ente ma nei fatti risponderebbe unicamente al promotore di tale iniziativa, qualora, ovviamente, dovesse andare in porto.valter-catarra

Sembrerebbe chiaro, quindi, il tentativo di svuotare di funzioni l’ente per creare un’area di totale indifferenza all’indirizzo dirigenziale. E’ una partita assai delicata e la questione precari, seppure importante, sarebbe tra ente e eventualmente società in house, assai marginale perché altri sarebbero gli interessi.
Ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali questo progetto non piace affatto, anche perché è del tutto uguale a quello proposto tra il 2002 e il 2004 in Provincia di Roma (la società si chiamava Capitale Lavoro).

 

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