Sant’Egidio alla Vibrata. False assunzioni, come colf e badanti, di cittadini extracomunitari, che, in cambio di denaro, ottenevano il rilascio del permesso di soggiorno. Era un meccanismo molto oliato, peraltro comune a situazioni analoghe, quello che hanno scoperto i carabinieri della stazione di Sant’Egidio alla Vibrata, che al termine di un’indagine durata alcuni mesi hanno denunciato 65 persone, di cui 25 italiani. Tutte le persone coinvolte nell’inchiesta (il titolare è il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni), sono accusate di concorso in falso ideologico, mentre i cittadini italiani (25) devono rispondere anche del reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina a fini di lucro. Tutta l’inchiesta è partita nell’ottobre del 2009, quando i carabinieri di Sant’Egidio, diretti dal maresciallo Mario De Nicola, hanno iniziato ad indagare sul continuo via vai di cittadini extracomunitari, in uno studio commerciale del posto. Le prime verifiche, effettuate in collaborazione con i colleghi del nucleo ispettorato del lavoro (diretti dal maresciallo Vincenzo Maselli), hanno portato una luce un sottobosco fatto di falsi contratti di lavoro di cittadini stranieri (soprattutto cinesi, ma anche cingalesi e nordafricani), che in cambio di somme di denaro (pare che per ogni operazione la cifra da pagare fosse di 10mila euro), potevano, attraverso la sanatoria prevista del Governo, ottenere un permesso di soggiorno. Tutte le operazioni sarebbero state gestite da alcuni commercialisti e consulenti del lavoro del comprensorio e da un mediatore cinese, che favoriva i contatti con gli stranieri, mentre i falsi colf e badanti venivano regolarizzati con fittizie assunzioni presso imprenditori, commercianti, artigiani, ma anche casalinghe, della Val Vibrata e di località del versante ascolano. In alcuni casi i fittizi datori di lavoro erano tutt’altro che benestanti. Durante l’indagine, infatti, è venuto a galla anche il caso di una coppia di pensionati, per il fisco indigenti (per questo motivo spesso ospiti nella mensa della Caritas), ma che avevano regolarizzato due colf e una badante. Il giro d’affari che ruotava attorno al meccanismo, secondo i carabinieri della compagnia di Alba Adriatica, diretti dal capitano Pompeo Quagliozzi (nella foto), viene stimato nell’ordine dei 400mila euro. Un pratica identica, che però non ha collegamenti con l’operazione perfezionata nelle ultime ore, era stata scoperta qualche giorno fa, sempre dai carabinieri di Sant’Egidio.