Una grande macchia nera, quasi oleosa, scaricata dal fiume Tordino direttamente in mare. A lanciare l’allarme è stato nel primo pomeriggio Walter Squeo, vice presidente del Cogevo, il consorzio di gestione delle vongolare e segretario regionale della Federpesca. Ha immortalato il fenomeno, per nulla naturale, con degli scatti che poi ha pubblicato sul suo profilo facebook.
“Sono stato informato della questione da un cittadino che ha notato la strana colorazione delle acque del fiume”, racconta Squeo, “nonostante sia alle prese con l’influenza, sono voluto andare a vedere l’entità del problema. Purtroppo ancora una volta abbiamo constatato che qualcuno ha scaricato qualcosa nel fiume, sostanze che poi finiscono in mare creando problemi alla pesca. Io non so se quelle sostanze siano inquinanti o meno. Però posso assicurare che oltre a presentare una patina oleosa in superficie, si avvertiva anche un cattivo odore”.
Il compito di eseguire accertamenti e verificare l’entità del fenomeno e soprattutto se si tratta di inquinamento spetta all’Arta, l’agenzia regionale per la tutela dell’ambiente. Ma sembra che nessuno abbia avvertito l’organo competente. Squeo tuona e ne ha per tutti, a cominciare dai politici e dall’Area Marina Protetta del Cerrano.
“Dovrebbero controllare ciò che accade lungo i fiumi”, sbotta il vice presidente del Cogevo, “perché puntualmente e ciclicamente si registrano degli strani fenomeno. Ma poi accusano noi pescatori di danneggiare il mare, ci chiudono gli spazi di pesca. A cosa serve l’Amp se poi in mare finiscono sostanze inquinanti?”.
Sulla macchia oleosa, nera e maleodorante sono due le ipotesi avanzate: la prima è che l’acqua nera potrebbe essere uno scarico abusivo di sostanze reflue di qualche frantoio. Potrebbero in effetti essere acque di lavorazione lasciate in qualche cisterna e poi liberate in qualche canale di scolo che si riversa nel Tordino. L’altra ipotesi è che potrebbe trattarsi di percolato o acque nere provenienti da qualche azienda agricola della zona, dopo aver lavato le stalle. Era già accaduto in passato. Ma la cosa strana è che il fenomeno puntualmente si ripete a distanza di un paio di mesi al massimo dalla chiusura delle attività che riguardano i frantoi.
Intanto Squeo ha ricordato che la marineria in questi giorni è a Venezia per partecipare al dibattito sui contratti di lavoro, sulla pesca in generale e sulla tutela dei fondali. “Noi, visto che il mare ci dà da vivere”, conclude, “siamo i primi a tutelarlo. Altri, come il Wwf e altre associazioni ambientaliste, si riempiono la bocca di buoni proposito. Ma alla fine non fanno nulla per scovare i veri inquinatori dei nostri fiumi e del nostro mare Adriatico”.