Pescara. Parte oggi, la prima udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, il processo sull’inchiesta principale per la tragedia dell’Hotel Rigopiano, travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti.
Gli imputati che rischiano il processo sono 25 (24 persone e la società Gran Sasso Resort Spa), tra cui l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta.
Fuori dal Palazzo di Giustizia si sono i familiari delle vittime, che indossano magliette bianche con le foto dei loro cari e la scritta: “Rigopiano 29 angeli”.
Le notifiche sono andate tutte a buon fine e ora è in corso la costituzione delle parti civili. L’inchiesta del procuratore capo Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia si e’ focalizzata sulla mancata realizzazione della carta valanghe; sulle presunte inadempienze relative alla manutenzione e sgombro delle strade di accesso all’hotel; e sul tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi. I reati ipotizzati dalla Procura, vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico.
Ancora pieni di dolore e desiderosi di ottenere giustizia, parenti e conoscenti delle vittime si sono lasciati andare ai commenti.
“Finalmente siamo arrivati qui, dopo 2 anni e mezzo in cui se ne é parlato in tutti altri luoghi rispetto a un”aula di tribunale. Da oggi inizierà un cammino che spero non sia lunghissimo e porti alla giustizia. Chi ha sbagliato deve pagare, una tragedia come questa non può rimanere impunita”, ha detto Marco Foresta, 31 anni, unico figlio di Tobia e Bianca Iudicone.
“Ho tante aspettative sperando non sia un grande bluff e che la legge sia uguale per tutti. E” l”inizio di una grande battaglia. La nostra vita è stravolta, mia mamma oggi si è fatta forza ed è la prima volta che viene in udienza, pretendiamo giustizia”. Ha detto invece Francesco, fratello di Gabriele D”Angelo, cameriere dell’hotel morto a 31 anni.
“La mamma di Marinella è rimasta a casa, si è chiusa, siamo venuti qui io, il padre e la sorella. Non ci dà soddisfazione niente, ma chiedo solo che a questa gente tolgano il posto dove sono, posti di responsabilità che non meritano. Ancora sono dove erano, non è successo niente”, ha spiegato Giuliana, zia di Marinella Colangeli, 30enne responsabile del resort.
“Mio genero è più forte, ha voglia di combattere e vuole giustizia. Io la vedo difficile”, dice Vincenzo Cecioni, padre di Valentina morta a 32 anni mentre era in vacanza a Rigopiano insieme al marito Giampaolo, sopravvissuto insieme ad altre 10 persone e oggi in aula al Tribunale di Pescara.
“Oggi tanta emozione e commozione – commenta Giampaolo Matrone, vedovo di Valentina e uno tra i pochi sopravvissuti, che ha perso la moglie tra le macerie – non so nemmeno io da ieri come mi sento, non vedo l”ora che finisca positivamente. Domani si ricomincia, sempre guardando al prossimo obiettivo, all”udienza che verrà. Andiamo avanti, la mia forza è Gaia, mia figlia. Combatto per lei e per la mamma che le è stata tolta”.
“E’ solo l”inizio di una lunga lotta, ma oggi siamo qui a chiedere giustizia. Una giustizia che non ci ridarà indietro i nostri familiari, ma che potrà servire affinché tragedie come quella di Rigopiano non succedano più. Ci dobbiamo credere”ha aggiunto Annamaria, sorella di Silvana Angelucci morta a 48 anni con il marito Luciano Caporale, di 52, nell”albergo a Farindola, in provincia di Pescara, il 18 gennaio 2017
“Ci aspettiamo si arrivi alla verità, poi alla giustizia e, quindi, alla condanna”, chiosano Egidio, Paola e l’altro figlio Enrico, rispettivamente padre, madre e fratello di Emanuele Bonifazi, tra le 29 vittime dell”hotel Rigopiano. “Emanuele aveva 31 anni – ricordano – da 4 lavorava in quell”albergo come addetto alla reception. Un marchigiano in Abruzzo. Ci vuole tanta forza a portare avanti questa battaglia, è da due anni e mezzo che non molliamo un attimo. Noi, poi, siamo vittime del terremoto due volte, abitando in pieno cratere a Pioraco”