Bolognano. Il presidente del consiglio di amministrazione della Edison, Jean – Bernard Levy, l’amministratore delegato della Edison, Marc Benayoun, il sindaco di Bolognano Silvina Sarra, il dirigente della Regione Abruzzo, Franco Geradini, il comandante della Polizia Provinciale di Pescara, Giulio Honorati, Antonio Ricordi, della Polizia Provinciale, sono indagati nell’inchiesta della Procura di Pescara riguardante la discarica di Piano D’Orta.
Nei giorni scorsi agli indagati è stato notificato l’avviso di garanzia dal nucleo investigativo dei Carabinieri Forestali di Pescara diretti dal tenente colonnello Annamaria Angelozzi, su disposizione del pm Salvatore Campochiaro, titolare dell’inchiesta.
I reati contestati, a vario titolo, sono omessa bonifica, falso ideologico e omissioni di atti d’ufficio. Le indagini sono partite nel 2007 a seguito di una denuncia presentata dal consigliere regionale, Sara Marcozzi e da Augusto De Sanctis, della Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus.
Le indagini riguardano il comparto Zeta del sito industriale Montecatini di Piano d’Orta, dove sarebbero sepolti, fino ad una profondità di 8 metri, oltre trentamila metri cubi di materiali inquinanti, contenenti svariate sostanze nocive come arsenico, rame, piombo, cobalto e zinco. All’interno dell’area, che si estende a pochi chilometri dalla mega discarica dei veleni di Bussi, sorgeva una fabbrica di fertilizzanti dismessa nel 1964.
L’inquinamento dell’area è noto almeno a partire dal 2008, quando la Procura di Pescara commissionò uno studio sul sito dismesso, che rivelò la presenza di sostanze inquinanti con valori che, in alcuni casi, risultarono centinaia di volte superiori ai limiti di legge. La cosiddetta analisi di rischio, espletata nel 2014, confermò la potenziale esposizione agli inquinanti per la popolazione
SOA: “VELENI TRA LE CASE”
“Una triste vicenda della val Pescara, martoriata dall’inquinamento industriale” così Augusto De Sanctis, per la Stazione Ornitologica Abruzzese. “Quanto accaduto è particolarmente grave in quanto il sito è letteralmente in mezzo alle case e alle strade della frazione di Piano d’Orta. Anzi, alcune abitazioni sono state costruite letteralmente sui terreni che ospitavano i vecchi impianti. La falda contaminata si muove verso il fiume Orta trascinando con sé l’arsenico. Insomma quello che è accaduto e che oggi è oggetto dell’inchiesta segnala i ritardi, l’inerzia e, spiace dirlo, anche il silenzio di troppi su una situazione incredibile che era sotto gli occhi di tutti. La nostra associazione ha dovuto superare un muro di gomma che era stato alzato davanti a questa situazione. Addirittura in questi mesi ci sono stati tentativi, fortunatamente sventati, di non farci partecipare alle riunioni e ai sopralluoghi. In diversi enti pubblici abbiamo però riscontrato, dopo le nostre sollecitazioni, una reazione. Segno che se vi è la volontà e la trasparenza anche situazioni così degradate si possono cambiare. Ora bisogna ottenere la bonifica”.
MARCOZZI: INQUINANTI LI’ DA DIECI ANNI
“A dieci anni dalla scoperta di quella che fu definita la più grande discarica abusiva di rifiuti tossici d’Europa è inaccettabile constatare che l’inquinamento sia ancora tutto li! L’inerzia che per dieci anni ha caratterizzato la pubblica amministrazione deve avere dei responsabili, Ministero, Regione, Provincia o Sindaci. Noi chiediamo di accertare queste responsabilità e crediamo di aver fornito agli inquirenti, tutti gli elementi necessari per farlo. L’Abruzzo chiede giustizia e noi saremo sempre in prima linea per tutelare la nostra terra”. E’ il commento dell’altra autrice degli esposti, la consigliera regionale e candidata Presidente per la Regione Abruzzo del M5S, Sara Marcozzi.