Zaki era partito da Bologna, dove frequenta un master internazionale presso l’Università Alma Mater, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, ma una volta atterrato all’aeroporto del Cairo, la notte tra il 6 e il 7 febbraio, è scomparso per 24 ore. Nessuno, nemmeno i suoi genitori, è stato inizialmente informato del suo arresto. Secondo quanto denunciato dai suoi avvocati, Zaki avrebbe già subito minacce ed sarette stato picchiato e torturato con l’elettroshock.
“La sensazione è che si tratti dell’ennesima persecuzione verso un attivista”, afferma Giacomo Labricciosa, responsabile di Amnesty International per l’Abruzzo Molise. “I reati imputati a Patrick Zaki, infatti, si riferiscano ad attività di denuncia, di informazione e di critica e sappiamo che in Egitto l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale si rende responsabile di rapimenti, torture e sparizioni forzate nel tentativo di incutere paura agli oppositori e spazzare via il dissenso pacifico. Temiamo perciò che la detenzione preventiva di Zaki possa protrarsi per tutta la durata delle indagini e che possa essere torturato di nuovo. È importante agire subito e agire uniti per chiedere che Patrick venga liberato immediatamente!”