Un’infermiera di Pescara è stata aggredita da una sua paziente che l’aveva aspettata sotto la sua abitazione dopo una visita
Esistono lavori in cui impegnarsi quotidianamente per migliorare o salvare la vita di una persona non basta per strappare un grazie o un gesto con la testa. Nulla. Anzi, talvolta questi mestieri sono anche oggetto di violenza ingiustificata che negli ultimi anni ha portato anche le istituzioni a farsi un paio di domande e a intervenire sulla situazione.

Non è possibile che, anche in ambito ospedaliero, la sicurezza di chi ha scelto una strada per mettersi al servizio degli altri, debba rischiare di essere aggredito da persone che di competenza non ne hanno, ma che di presunzione ne sprizzano da ogni foro.
Quello della sicurezza degli infermieri, d’altronde, è da tempo argomento di dibattito. Un tema che riguarda le condizioni in cui questi sono costretti a lavorare, la prevenzione dei rischi, ma anche la loro tutela da eventuali aggressioni che possono subire proprio sul posto in cui svolgono la propria mansione.
Per quanto riguarda quest’ultima parte, la legge 171/2024 è stata erogata proprio con lo scopo di mettere nero su bianco alcune nuove misure che hanno l’obiettivo di contrastare le aggressioni destinate al personale sanitario. Il passo decisivo, però, deve venire dalle strutture e soprattutto da una cultura che ha la necessità, oltre che il dovere, di promuovere il rispetto delle figure sanitarie.
L’aggressione
L’ultima vicenda di questo tipo risale a poche ore fa, più precisamente alla giornata di ieri, quando una infermiera di ventinove anni, che abita a Pescara, stava facendo rientro a casa dopo aver concluso il suo turno di lavoro in ospedale. Poco dopo essere arrivata davanti al cancello, l’imponderabile.

Ad attenderla c’era un volto noto, quello di una donna di trentotto anni che nel corso della stessa giornata si era recata in ospedale per un dolore alla gola ed era stata classificata dalla triade come codice verde, costringendola quindi a una lunghissima attesa che l’aveva mandata su di giri.
La ventinovenne ha quindi denunciato la sua aggreditrice, ma questo non è bastato. Dopo una prima volta, infatti, questa è stata costretta a essere scortata a casa le volte seguenti perché ad attenderla c’era sempre la trentottenne.
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Intervenuta ai microfoni del Centro, la stessa infermiera ha confessato: “Mi ha urlato contro e diceva di uccidermi se non l’avessi visitata subito. Non perdo il sorriso di fare il mio lavoro anche dopo quello che mi è accaduto”. Questa ha poi specificato di voler restare anonima per una questione di sicurezza, dopo quanto le era accaduto nelle scorse settimane.





