Sul territorio provinciale sono migliaia le imprese interessate e ancora di più gli addetti coinvolti. Tra gli effetti delle misure restrittive, rileva l’associazione, c’è la crescita del fenomeno dell’abusivismo che affligge il comparto, pari al 26% circa.
Svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento, presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi e servizi igienici, permanenza dei clienti all’interno dei locali limitatamente al tempo strettamente indispensabile all’erogazione del servizio e adozione – per le imprese maggiormente strutturate – di orari di apertura flessibili con turnazione dei dipendenti. Queste le proposte di carattere organizzativo.
Previste poi misure relative ai saloni di acconciatura, come la delimitazione degli spazi con applicazione sul pavimento di scotch di colore ben visibile e l’utilizzo di postazioni alternate sia nella zona del lavaggio che nelle zone trattamenti, ed altre di carattere igienico sanitario in materia di utilizzo di mascherine, dispositivi di protezione e disinfettanti. Previste, infine, misure aggiuntive per i centri estetici.
“Con senso di responsabilità – affermano la presidente di Confartigianato Estetica Pescara, Fiorella Iannelli, e il direttore di Confartigianato Pescara, Fabrizio Vianale – abbiamo elaborato e presentato tempestive proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, pulizia, sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità”.
“Non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per la ripresa delle nostre attività. Dal primo giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole – concludono – ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo”.