Omicidio Pescara, le istituzioni reagiscono: “Serve più Stato”

Pescara. L’agguato di ieri sera in un bar sulla strada parco, con un morto e un altro uomo in fin di vita, non poteva lasciare inermi le istituzioni.

Il prefetto Giancarlo Di Vincenzo ha subito convocato, per oggi alle 17:30, il tavolo provinciale per l’ordine e la pubblica sicurezza.

Il sindaco Masci, invece, invoca l’intervento dello Stato e difende la reputazione della città: “Questo delitto così efferato non fa parte della cultura dei pescaresi – afferma – Questa violenza non è nel Dna della nostra città e quindi l’episodio ci sconvolge in maniera incredibile. È necessaria una chiara e forte risposta da parte degli organi territoriali dello Stato perché i cittadini questo chiedono”.

“Non è possibile – prosegue il primo cittadino – che succeda una sparatoria in un bar dove ci sono bambini e chi sta tranquillamente seduto a riposarsi. I cittadini chiedono che venga assicurato alla giustizia il killer, perché qui si è trattato di un’esecuzione, e che ci siano risposte chiare sulle motivazioni per cui succedono queste cose. È necessario avere risposte”.

“Mi sembra – aggiunge il sindaco – che i sindaci siano lasciati da soli in territori che sono poco controllati e in cui avvengono scene di violenza, in questo caso sconvolgenti perché sono frutto evidentemente di qualcosa che sfugge alla nostra percezione. Uno che spara e uccide le persone a sangue freddo: qui è delinquenza pura. Ci sono però anche episodi di teppismo continui che creano disagio sociale e tensione. Sono quindi necessarie più forze dell’ordine sul territorio”.

“Pescara – conclude Masci – è una città complessa, con presenze giornaliere che triplicano quelle dei residenti, che vive giorno e notte e che nella sua vitalità ha una delle chiavi del successo e dell’attrattività: questo prezioso patrimonio sociale di una città in crescita e sviluppo in tutte le sue componenti, non va assolutamente disperso né si può tollerare che fatti di cronaca nera come quelli di lunedì possano bollare una comunità sana e operosa. Dove ci sono socialità diffusa e solarità di rapporti non possono e non devono esserci nicchie di malaffare e zone d’ombra”.

 

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