L’assessore all’evento con l’antropologa condannata per omofobia: polemica a Spoltore

Spoltore. Polemica, a Spoltore, contro l’assessore comunale alla Cultura, Roberta Rullo (in foto), per la partecipazione istituzionale alla presentazione di un libro, tenuta nella sede della Società operaia del mutuo soccorso, dell’antropologa Maria Concetta Nicolai.

Nicolai a settembre scorso è stata condannata al pagamento di una multa di mille euro dal Tribunale monocratico di Pescara per il reato di diffamazione a mezzo stampa per aver espresso sui social frasi volgari e offensive nei confronti di un 35enne omosessuale.

Insorgono, chiedendo le dimissioni della Russo, le associazioni a tutela della comunità LGBTQ+ del territorio, Mazì Arcigay Pescara e Jonathan Diritti in Movimento, attraverso in comunicato stampa congiunto.

Tempo addietro, come denunciato dal ragazzo, Nicolai ha scritto sui social, in riferimento a lui: “Bisogna separarlo dal consesso civile e rinchiuderlo nel ghetto a cui lo condanna la sua diversità fisica e mentale”, evocando tempi oscuri della storia recente e modalità naziste da brividi, come ricorda lo stesso RAGAZZO in una nota.
Riteniamo grave la partecipazione dell’Assessora in quanto, come già detto, tali personaggi non dovrebbero essere avallati in alcun modo dalle Istituzioni, motivo per il quale le sue dimissioni sarebbero opportune.
L’omofobia è un REATO, non un’opinione.

Sul caso interviene anche Spoltore, Marielisa Serone D’Alò, responsabile Diritti e pari opportunità PD Abruzzo: “Nella vita politica così come in quella di tutti i giorni”, afferma, “il richiamo all’etica della responsabilità non è mai un eccesso di forma, piuttosto un giusto modo di porsi a sostegno e se necessario in difesa di chi, si tratti di singole cittadine o cittadini o di associazioni e comunità, si trova suo malgrado messo in difficoltà, offeso, deriso, denigrato, privato della propria agency. Non basta infatti trincerarsi dietro l’appello alla libertà di parola e di opinione: non c’è libertà senza rispetto, secondo noi. Tantomeno se lo si fa in nome di una supposta superiorità culturale, quando non sociale o di classe, e per di più, nel caso di specie, trovandoci anche in presenza di una sentenza passata in giudicato per la quale un uomo di Spoltore si è visto oggetto di offese – in alcuni casi irripetibili – per via della sua appartenenza alla comunità LGBT”.

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