Maria Concetta Nicolai, docente di scuola e universitaria in pensione, autrice di libri, collaboratrice di numerose riviste e membro di diverse associazioni, è stata condannata al pagamento di una multa di mille euro dal Tribunale monocratico di Pescara per il reato di diffamazione a mezzo stampa per aver espresso sui social frasi volgari e offensive nei confronti di un 35enne omosessuale, “alludendo anche con tono dispregiativo al suo orientamento sessuale”, come si legge nel decreto di citazione a giudizio.
Nicolai, 79 anni, è stata tra l’altro condannata al pagamento delle spese legali e processuali e al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede, concedendo una provvisionale pari a 500 euro. La pena è stata sospesa, beneficio subordinato al pagamento della provvisionale entro sei mesi.
I fatti sono andati avanti tra il 2016 e il 2020, sul gruppo Facebook “Forum città di Spoltore”, località del Pescarese in cui vivono sia la donna che la vittima. La donna, ad esempio, in un’occasione ha definito la vittima come un “simpatico diverso, che per fortuna non rappresenta nessuno”, “solito povero idiota”. Tra i motivi degli insulti anche l’installazione di una panchina arcobaleno in città: “spoltoresi – si legge in un post – rimandiamo a casa il ragazzetto stupido e saccente regalandogli insieme al biglietto di sola andata una panchina colorata che lo qualifica meglio di qualsiasi marchio”. E ancora: “vuole installare una panchina colorata a Spoltore per permettere a chi ne ha bisogno di mettere in mostra la sua diversità”.
“Questa sentenza ha un valore storico importantissimo – afferma l’avvocato Marina Prosperi, legale della vittima, in attesa di conoscere le motivazioni – A mio avviso si è trattato di una vera e propria campagna di odio nei confronti del mio assistito. L’ho infatti definita come un’odiatrice, una hater, nonostante l’età e il profilo culturale elevato. Una campagna omofoba. Questa vicenda conferma che sotto il profilo giudiziario ci sono ancora molti passi da fare per acquisire piena consapevolezza in relazione ai reati di odio. Inoltre, a mio avviso servirebbero forse strumenti non penali, come dei Daspo, per chi si rende protagonista di campagne di odio. L’importante, comunque, è denunciare sempre e avere la forza di affrontare il processo”, conclude il legale.
“La mia è prima di tutto una battaglia di civiltà, a difesa di tutte quelle persone che quotidianamente vengono discriminate per l’orientamento sessuale e l’identità di genere”.
Lo afferma il 35enne vittima degli insulti omofobi. “Nel caso specifico – aggiunge – vi è un aggravante: il fatto che questo attacco verbale violentissimo provenga da una persona notoriamente colta, che ha utilizzato la sua conoscenza per tentare di annientare psicologicamente, supportandosi con citazioni latine ed altre espressioni provenienti dalla letteratura classica, un ragazzo molto più giovane di lei, con un intento dichiaratamente omofobo, come si evince anche dal decreto di citazione a giudizio”.
“Sono molto soddisfatto per l’esito del processo penale e spero che possa servire a ragazze e ragazzi ad avere fiducia nella giustizia in un momento in cui, nel mondo, sembra prevalere l’odio”, conclude il 35enne.