Pescara. Il comune di Pescara si costituirà parte civile nell’inchiesta per corruzione che ha travolto il settore Lavori Pubblici.
Ad annunciarlo è il sindaco Carlo Masci, che con una nota è tornato a parlare della vicenda che lo vede indirettamente ma moralmente coinvolto in quanto Fabrizio Trisi, dirigente arrestato con pesanti accuse, era uno dei suoi uomini di fiducia.
E su quella fiducia il sindaco rimarca: “È di tutta evidenza che gli arresti per una vicenda sulla quale farà piena luce la magistratura e di cui sarà scritta la verità processuale, porta in primo piano riflessi politici che non possono prescindere da un fatto che va sottolineato con forza: è stato tradito il vincolo di fiducia, sono stati traditi gli impegni contrattuali ed è stata tradita la deontologia professionale”.
“Allo sconcerto iniziale è subentrata la rabbia, perché tutto questo è intollerabile”, incalza il primo cittadino, “Il Comune è stato danneggiato da questa vicenda, a tutti i livelli, ma ha dimostrato di avere un’articolazione e una struttura politico-amministrativa sana. Quanto alle conseguenze, è scontata la costituzione di parte civile non appena sarà concessa dalla Legge”.
“Va ribadito che stiamo parlando di dipendenti infedeli, non certamente di un sistema corrotto e neppure di contaminazione corruttiva come qualcuno vorrebbe far credere”, prosegue Masci, “Nessun politico è tirato in causa e i dipendenti coinvolti sono una minoranza irrisoria rispetto all’intero corpo comunale con cui mi confronto ogni giorno e di cui apprezzo lavoro e impegno”.
Poi una replica alle accuse, plurime, dell’opposizione, che di Masci chiede le dimissioni a gran voce, soprattutto dopo la sua scelta di introdurre un drug-test sui dipendenti comunali: “Trovo singolare e anche patetico che l’opposizione, a corto di argomenti e in perenne affanno per questo, si levi col ditino alzato a fare la morale come se in casa propria non avesse avuto uno scandalo che ha riguardato amministratori e politici, e la cui scia giudiziaria ha consentito a qualcuno di sedere sui banchi del Consiglio comunale; e di dimenticare anche le regole deontologiche e di buona politica facendo irruzione in conferenza stampa con una sceneggiata indegna di un luogo istituzionale”.