I profughi ucraini di Montesilvano si appellano alle istituzioni: “Non mandateci via”

Montesilvano. I profughi ucraini domiciliati nell’Hotel Excelsior di Montesilvano fanno appello al Prefetto, al sindaco e al presidente della Regione Abruzzo contro il rischio di trasferimento.

Con una nota, il gruppo di ucraini ospitati dal mese di marzo scorso nella struttura alberghiera di Montesilvano, nell’ambito del programma nazionale di accoglienza, chiedono che sia mantenuta l’attuale collocazione alberghiera, in quanto – affermano – lo spostamento per gruppi famigliari costituirebbe “ulteriore e grave pregiudizio”, costringendole a “perdere la rete di assistenza e protezione che, fino ad ora, hanno potuto godere e che si è occupata e si occupa volontariamente di loro”.

Si tratta prevalentemente di donne e bambini (alcuni dei quali in tenerissima età) ai quali, nel mese di maggio, si sono aggiunti un discreto numero di rifugiati provenienti dalla città martire ucraina di Mariupol.  Mediante lo sforzo delle autorità regionali e locali, del personale della protezione civile e con l’aiuto di numerosi volontari, si è riusciti ad inserire tutti i bambini nel percorso scolastico, a completare il programma vaccinale, ad iscriverli al sistema sanitario nazionale, fornendo loro un medico di base, assistenza ed orientamento per l’acquisizione del permesso di soggiorno temporaneo e del codice fiscale,  a dare loro assistenza ed orientamento con mediatori linguistici, tutti residenti in prossimità dell’hotel,  ad inserirli in corsi gratuiti per l’insegnamento della lingua italiana,  ad immetterli in percorsi lavorativi, stage tuttora in essere, alcuni dei quali tenuti, addirittura,  nella medesima struttura alberghiera.

Un discreto numero di rifugiati, poi, essendo completamente privo di risorse, ha trovato piccole occupazioni lavorative nei tanti locali della costa pescarese oppure in famiglie del posto come badanti e baby sitter ma, ciò, al solo fine di potersi permettere quanto di stretta necessità per le esigenze di vita quotidiana per sé ed i loro figli minori.

Dopo otto mesi, queste persone sono divenute una vera e propria comunità che, dunque, si aiuta vicendevolmente : ci sono donne che si offrono di custodire i bambini delle loro connazionali che vanno a lavorare, oppure persone che offrono servizi gratuiti mettendo a disposizione del resto della comunità le loro competenze come parrucchiere, estetiste, terapiste; persone giovani che si recano in farmacia o nei supermercati per favorire quelle più anziane.

I nuovi decreti hanno però sancito la cessazione, entro il prossimo 27 novembre, dell’accoglienza alberghiera, con dirottamento negli hotspot fuori dalla regione Abruzzo in strutture che, per quanto è stato possibile già verificare dalla recente cronaca nazionale, appaiono oggettivamente inidonee ad accogliere questo tipo di immigrazione costituita da donne e bambini. Alcuni profughi trasferiti in Campania, infatti, sono recentemente tornati nel teramano a seguito dell’accertata inidoneità igienico-sanitaria del centro campano. Altri sono stati collocati in centri con 20 letti a castello ed unico bagno.

Una prospettiva che spaventa non poco i profughi e tutto il gruppo di volontari che hanno assistito la comunità ucraina ospitata nell’albergo Excelsior di Montesilvano, che hanno toccato il picco delle 170 unità.

“In una scellerata, malaugurata ipotesi”, si legge nella nota, “verrebbero meno le conoscenze e l’orientamento rispetto ai luoghi, così faticosamente acquisiti in questi otto mesi, le opportunità di lavoro, il senso di comunità per i minori e le persone anziane, che solo una collocazione come quella attuale, consentirebbe di preservare e mantenere ancora vivo, assistenza sanitaria compresa.  Dopo 8 mesi in un paese straniero, sotto lo stesso tetto, si diventa un’unica famiglia, soprattutto perché quella di origine è lontana migliaia di chilometri ed in guerra. Non va trascurato, poi, che  lo spostamento dei rifugiati, soprattutto minori, comporterà, per quest’ultimi, l’ingiusta dispersione delle conoscenze relazionali tra coetanei maturate, non soltanto all’interno della loro comunità ma, anche, di quelle acquisite nella parte finale dell’ultimo anno scolastico e di quelle attualmente in essere a seguito della loro iscrizione e frequentazione per il corrente anno scolastico dei plessi scolastici di Montesilvano; strutture quest’ultime tutte prossime all’albergo e, dunque, facilmente raggiungibili anche a piedi”.

Tanti i motivi per cui la comunità ucraina dell’Hotel Excelsior, anche a nome degli altri concittadini ospitati nelle strutture alberghiere abruzzesi “ rivolge un appello al Presidente del Consiglio, Giorgia  Meloni, al Governatore d’Abruzzo, Marco Marsilio, al Sindaco di Montesilvano, Ottavio De Martinis, al Prefetto di Pescara, Giancarlo Di Vincenzo e al presidente della Protezione Civile, Mauro Casinghini, affinché i profughi ucraini qui domiciliati: circa 100 persone tra cui non meno di 35 bambini, possano continuare ad usufruire dell’attuale sistema di ospitalità alberghiera”.

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