Dopo un’inchiesta durata mesi e portata avanti dalla Guardia di Finanza del capoluogo abruzzese, sono scattate le manette per alcuni professionisti che portavano avanti pratiche di finti incidenti
Una vera e propria associazione a delinquere, formata da molte figure professionali, ognuna delle quali forniva, nel proprio campo, la giusta assistenza per portare a termine la truffa. Con il coinvolgimento di pattuglie intervenute per rilevare incidenti stradali che poi in realtà non sono mai esistiti, ma sono stati creati ad arte, ambulanze intervenute per andare ad accompagnare questi finti infortunati e anche finiti medici che attestavano presunti infortuni per finti feriti e avvocati che facevano leva sul proprio ruolo per pressare le assicurazioni e poi concordare i risarcimenti.

Un falso incidente stradale, anche noto come frode assicurativa o truffa degli incidenti, è una forma di truffa in cui un individuo o un gruppo organizzato finge di essere coinvolto in un incidente stradale al fine di ottenere un risarcimento danni dall’assicurazione. Questa truffa può coinvolgere più veicoli, ma anche pedoni. A quel punto bastano dei medici compiacenti che compilino un referto medico gonfiato per presentare poi la fattura all’assicurazione.
Maxi truffa e maxi retata
L’inchiesta è partita da lontano. Troppe quelle richieste di risarcimento ai danni delle varie assicurazioni che agivano sul territorio di Pescara per incidenti, più o meno tutti molto simili, che coinvolgevano sempre dei feriti, più o meno gravi, e che dopo un referto medico andavano a chiedere un risarcimento più cospicuo. La Guardia di Finanza di Pescara questa mattina ha chiesto di poter arrestare il capo dell’organizzazione, titolare tra l’altro di una immobiliare, sempre sul territorio, e ha emesso altri 26 mandati per gli arresti domiciliari.

A sorprendere è la natura delle persone coinvolte, tutti professionisti dei settori che più potevano rivelarsi utili per portare a termine la truffa. Quindi avvocati, medici, infermieri e addirittura tre rappresentanti delle forze dell’ordine. In totale sarebbero oltre sessanta le persone coinvolte in questa vera e propria associazione a delinquere che aveva lo scopo di creare ad arte finti incidenti, con finte conseguenze anche alle persone fisiche, utili però per far aumentare il premio di risarcimento.
Un sistema perfettamente oliato
Fraudolento danneggiamento dei beni assicurati con mutilazione fraudolenta della propria persona, sostituzione di persona, falso materiale e ideologico in atto pubblico, riciclaggio e autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Queste le pesanti accuse di cui dovranno ora rispondere tutti gli indagati, in pratica tutti i proventi di queste truffe venivano reinvestiti, proprio dal capo dell’organizzazione tramite la sua società immobiliare o da suoi collaboratori, tra cui una serie di parenti stretti oltre che la compagna, per acquistare immobili, soprattutto quelli assegnati dopo asta giudiziaria e da rivendere o da affittare.

Un modo per riciclare quindi i soldi provenienti dalle truffe. Sessanta quindi le persone finite sotto inchiesta per un giro d’affari milionario, un piano studiato nei minimi dettagli che per anni ha permesso di “estorcere” i premi assicurativi alle varie agenzie ignare del comportamento criminoso degli indagati.