Pescara. È cominciata in mattinata, con le controrepliche delle difese, l’ultima udienza del processo in Corte d’Assise a Chieti per la megadiscarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino. La Corte, presieduta da Camillo Romandini, è entrata in camera di Consiglio per la sentenza nei confronti dei 19 imputati, per i quali i pm della Procura di Pescara, Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini, hanno chiesto condanne che vanno dai 4 ai 12 anni per disastro ambientale e avvelenamento delle acque.
Considerato il disastro ambientale che si sia mai verificato in Italia, la mega discarica di Bussi consta’ 25 ettari di rifiuti tossici interrati che avrebbero inquinato le acque del fiume Pescara e le sorgenti dell’acqua pubblica della Val Pescara.Gli imputati sono 19, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison, accusati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale. Ventisette le parti civili, tra Regione, ministero, presidenza del Consiglio, Comuni, associazioni e ambientalisti. Diciotto le richieste di condanne ed una quella di assoluzione. Le pene chieste dai pm del Tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini variano da 4 a 12 anni e otto mesi. La condanna piu’ pesante e’ stata chiesta nei confronti di Carlo Cogliati, 75 anni, all’epoca dei fatti, amministratore delegato pro tempore di Ausimont. Quella piu’ lieve, 4 anni, per Nicola Sabatini, 87 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975). Assoluzione solo per Maurizio Piazzardi, 42 anni, perito chimico.
“L’acqua contaminata – si legge nella relazione dell’Istituto superiore di sanita’ depositata durante il processo – e’ stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole”. Nella relazione del 30 gennaio 2014, basata sui risultati delle analisi dell’acqua campionata nel 2007, i consulenti sottolineano che “la serie di azioni poste in essere nel sito industriale e nella mega discarica hanno pregiudicato tutti gli elementi fondamentali che presiedono e garantiscono la sicurezza delle acque, determinando cosi’ un pericolo reale e concreto per la salute”.
L’udienza oggi si e’ tenuta al palazzo di giustizia all’interno dell’Aula Matteotti. I giudici si sono già ritirati in camera di consiglio per la sentenza. La sentenza è’ prevista nel pomeriggio, non prima delle 17.
LA FOLLA INVOCA LA FORCA
“Dovete tenere la schiena dritta, fuori c’e’ chi grida forca, forca, forca!”. E’ quanto ha detto, rivolgendosi ai giudici, l’avvocato Tullio Padovani, difensore di Guido Angiolini, amministratore delegato di Montedison dal 2001 al 2003, durante la sua replica. Il legale sostanzialmente avrebbe fatto riferimento alle pressioni e alle aspettative di condanna dell’opinione pubblica. Su piazza San Giustino, all’esterno del Palazzo di Giustizia, in effetti si è radunata una numerosa folla.
BONIFICA RESTA PRIORITA’
“Aspettiamo l’esito di questo processo con la serenita’ di chi la lavorato con il massimo impegno”. Lo ha detto Cristina Gerardis, uno degli avvocati dello Stato parte civile nel processo Bussi, al termine dell’udienza. L’avvocato ha inoltre evidenziato che “parallelamente al processo penale esiste un procedimento amministrativo dei giudizi amministrativi pendenti, che sono finalizzati ad ottenere dal proprietario responsabile il ripristino ambientale e sono totalmente svincolati dai presupposti per il riconoscimento dell’esistenza dei reati. Quindi seguiranno comunque la loro strada, perche’ lo scopo finale anche di questa presenza del ministero dell’Ambiente e’ il ripristino ambientale, la bonifica delle aree e l’ottenimento del risarcimento del danno”.
DISASTRO AMBIENTALE OGGETTIVO
“Qualsiasi cosa decideranno i giudici non cancella il disastro ambientale ormai provato con una marea di dati. Il disastro ambientale esistite, adesso e’ oggettivo. I giudici decideranno se ci sono dei responsabili, noi ci scontriamo con la triste realta’ di una valle inquinatissima fino alla foce”. Lo ha detto Augusto De Sactis, del Forum abruzzese dei Movimenti per l’acqua, al termine dell’udienza. “In Italia – ha aggiunto – ci sono molti processi simili a questo. Il nostro Paese e’ molto inquinato, ci sono migliaia di siti inquinati. Noi dobbiamo pensare a porre rimedio a questa situazione, sicuramente ottenendo giustizia perche’ chi ha inquinato deve pagare fino all’ultimo centesimo”. Per quanto riguarda i tempi della prescrizione, De Sanctis ha detto che il disastro ambientale si prescrive tra un paio di anni, mentre per l’avvelenamento delle acque “non sara’ un problema”.